Il già ricco panorama vinicolo di Montalcino, dalla vendemmia '96, si è ulteriormente arricchito di una nuova Doc: il Sant'Antimo, una denominazione che prende il nome dalla millenaria abbazia fondata dall'imperatore francese Carlo Magno. L'ultima nata si va ad aggiungere a quelle del Rosso e del Moscadello ed alla Docg del Brunello, fornendo una copertura dell'intera superficie vitata del territorio comunale di Montalcino.
"La nuova Doc - spiega inoltre il presidente del Consorzio del Brunello Filippo Baldassarre Fanti - permette uno sviluppo di Montalcino senza inflazionare dal punto di vista quantitativo né il Rosso né il Brunello e permette alle aziende di programmare una diversificazione produttiva di lungo respiro. Questo territorio, del resto, è un'area fortemente vocata alla viticoltura dove, oltre al vitigno autoctono per eccellenza, il Sangiovese, si possono ottenere ottimi risultati anche dalle varietà internazionali".
Il disciplinare di produzione del "Sant'Antimo", elaborato dai Consorzi di Montalcino, è improntato ad un ulteriore miglioramento dell'alto livello di qualità che ormai contraddistingue anche i vini da tavola di Montalcino e comprende vini senza specificazione di vitigno (rosso e bianco) e con specificazione di vitigno (Chardonnay, Sauvignon, Pinot grigio per i bianchi e Cabernet Sauvignon, Merlot, Pinot nero per i rossi), oltre al Vin santo ed al Vin santo occhio di pernice. In questa Doc potranno anche confluire alcuni "vini innovativi" che le aziende di Montalcino producono con successo da anni a fianco del Brunello e degli altri vini tradizionali: "non si tratta quindi - continua Fanti - di una Doc di ricaduta ma di primo livello, tanto che il disciplinare prevede rese per ettaro e gradazioni su valori simili a quelli del Brunello, del Rosso e di altri vini tradizionali di Montalcino". "Nel giro di poco tempo - afferma il direttore dei Consorzi di Montalcino Stefano Campatelli - le aziende con vigneti iscritti all'albo della nuova Doc dovrebbero passare a 80/100 per un totale di 650 ettari (una parte potrà sovrapporsi a quella del Brunello e del Rosso, in quanto il disciplinare del "Sant'Antimo" prevede che, per la tipologia rosso, le aziende possano ricorrere al passaggio del prodotto da quei vini; non è invece consentito il contrario) per 30.000/35.000 ettolitri (che è poi la dimensione quantitativa della produzione di vini da tavola di Montalcino che potranno aspirare al sigillo della Doc)". "Inoltre, questa ennesima azione di tutela della produzione vinicola di Montalcino - conclude Stefano Campatelli - vuol significare che le aziende che decidono di assoggettare i propri vini al "Sant'Antimo" dovranno attenersi, per disciplinare, a numerosi controlli (nel vigneto, in fase di fermentazione durante la vendemmia, in affinamento ed in commercio) ed a molti limiti (fra cui la resa per ettaro, che sebbene differenziata secondo le varie tipologie ed i vari vitigni, non va oltre i 90 quintali/ettaro, cioè una resa in vino di 63 ettolitri)".
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