E’ un Vinitaly delle molte desinenze: i giovani, le donne del vino, il turismo enologico, l’Ocm del vino e le prospettive della viticoltura italiana di qualità, le business opportunity della Cina per il sistema agroalimentare italiano ed comunitario, le virtù salutari dei vini bianchi ed il vino biologico … Il salone (3.300 aziende presenti di 21 i Paesi rappresentanti, su una superficie di 59.000 metri quadrati netti occupati, che si è aperto oggi, ha tante identità: da un lato, è la rassegna che celebra il superamento del tetto dei 5.000 miliardi di lire di valore esportato e dell’atteso sorpasso, in materia di vendite sul mercato tedesco, sui cugini francesi, e dall’altro, invece, celebra l’assunto salutistico anche del vino bianco, quindi non un esclusività del vino rosso, che, una ricerca compiuta dalle Università di Milano, Pisa e Modena, ha rilevato contenere due sostanze naturali, il tirosolo e l’acido caffeico (componenti tipici dell’olio extravergine d’oliva), che abbattono i segnali infiammatori responsabili di malattie quali l’artrite reumatoide e l’osteoporosi. Secondo la ricerca le due sostanze sono presenti in dosi notevoli nel vino bianco che, se bevuto in quantità moderate, riesce a modulare la qualità e la quantità di particolari segnali cellulari pro-infiammatori, detti citochine.
Due connotazioni che si arricchiscono di ulteriori interessanti motivi d’attrazione provenienti dal "turismo del vino" (che presenta anche l'evento "Cantine Aperte", in calednario il 27 maggio, in tutta Italia), ancora una volta al centro dell’interesse generale: un comparto che coinvolge più di 10 milioni di persone (tante sono, secondo un’indagine del Censis le persone che hanno manifestato intenzione di visitare, nel 2001, zone vinicole) e si proietta verso i 5.000 miliardi di lire di business (proiezione 2003). In sostanza, un nuovo capitolo sul fronte viticolo ed enologico sia in termini di fatturato che di occupazione, in particolare giovanile, che ha spinto non poche università italiane (Venezia, Pisa, Bologna ...) ad investire in formazione organizzando master post-universitari e corsi di formazione alle nuove professioni che il turismo enologico sta attivando.
Una altro tema interessante è poi la "Rosa delle Donne del Vino", un'iniziativa dell’Associazione che riunisce l’universo femminile che opera a vario titolo nel sistema vitivinicolo. Con la rosa (commissionata all’ibridatore Barni di Pistoia), un ibrido capace di esprimere al meglio le valenze protettive che questo fiore ha, storicamente, per il vigneto (oltre a consentire una migliore alligagione dei grappoli è in grado di visualizzare qualsivoglia tipo di sofferenza del vigneto e, così, consentire di correre ai ripari), le Donne del Vino hanno individuato uno dei simboli (si badi bene che l’ibrido di Barni è coperto da brevetto) della loro attiva presenza professionale nel campo dell’enologia. Quindi, il rapporto “musica-vino-giovani”, un tema di grande interesse e polarizzato sul tipo di attenzione che le giovani generazioni rivolgono al prodotto vino ed al suo consumo.
La vetrina di Verona è poi lo scenario per le "novità" dei vini, e non sono poche in questa edizione, una su tutte: il confronto che oggi si sta spostando sempre più sulla qualità, sulla genuinità delle produzioni - non è casuale in tale contesto l’esplosione dei vini biologici in questa sede ampiamente rappresentati - sulla riconoscibilità e personalità del prodotto (in tal senso, si deve leggere l’intensità del confronto che coinvolge, da un lato, i vini varietali e, dall’altro, i vini autoctoni).
Infine, di non minore interesse, la presentazione sulle business opportunity in Cina, organizzato da Veronafiere ed ICE, che offre un’interessante occasione di approfondimento sulle interessanti prospettive che al settore agroalimentare si aprono sul più interessante mercato mondiale di consumo: "un approfondimento - dicono a VeronaFiere - che prelude a importanti iniziative espositive che la Fiera di Verona intende organizzare nello scacchiere asiatico orientale".
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