Alzi la mano chi ha avuto la fortuna di assaggiare il vero Pistacchio di Bronte, la saporita Mandorla di Noto, il raro Casizolu sardo: si tratta di un privilegio fin qui riservato a pochi, poiché questi tesori della nostra gastronomia regionale sono ormai quasi scomparsi, e per questo protetti da Slow Food con il progetto dei Presidi del Gusto. Adesso, grazie all’iniziativa “Viaggio tra i sapori d’Italia” di Coop, sarà possibile acquistarli presso 120 supermercati del nostro Paese: dal 29 aprile al 14 maggio 2002 si troveranno il Pistacchio di Bronte e la Mandorla di Noto in alcuni punti vendita (info: www.e-coop.it) di Coop della Lombardia, del Piemonte, dell’Umbria, della Toscana, del Friuli Venezia-Giulia e dell’Emilia Romagna. Il formaggio sardo Casizolu sarà presente, sempre dal 29 aprile al 14 maggio, nei supermercati di Coop della Toscana, del Lazio e dell’Umbria. Si tratta di un’occasione eccezionale ed imperdibile per compiere un viaggio nel grande patrimonio agroalimentare italiano, possibile grazie all’impegno di Coop e Slow Food per la valorizzazione delle produzioni tipiche e dei loro territori di origine.
Quali sono le caratteristiche di questi prodotti di altissima qualità, poco conosciuti al grande pubblico ma oggetto di venerazione per gourmet e buongustai ?
La Mandorla di Noto proviene dai mandorleti della Sicilia che offrono i frutti più profumati, più ricchi di grassi, proteine ed essenze: la loro precocissima fioritura imbianca le campagne di Noto in pieno inverno. Le varietà sono la Pizzuta d’Avola (dall’elegante sagoma bislunga), la Romana (tozza e irregolare, ma dal sapore particolarmente intenso) e la Fascionello (una via di mezzo fra le prime due). Tutte e tre hanno un guscio spesso e durissimo, che trattiene i grassi e ne consente una lunghissima conservazione, ma la resa è molto bassa. La Sicilia è la terra d’elezione della mandorla, in particolare il suo angolo sud-orientale, tra il mare e la prima collina. Grande è la tradizione siciliana dei dolci di mandorle: dalla pasta “reale” alle torte, dal latte di mandorle ai biscotti. Il Presidio di Slow Food, sostenuto dall’Assessorato Cooperazione Commercio Artigianato e Pesca della Regione Siciliana, riunisce quattro piccoli produttori della zona di Noto e li sostiene affinché, anziché conferire le mandorle all’industria, le vendano direttamente dopo averle smallate, fatte essiccare, sgusciate e spellate. Gli obiettivi sono da un lato garantire ai contadini una remunerazione maggiore, dall’altro valorizzare le vecchie cultivar, distinguendole dalle mandorle di importazione californiane e spagnole. Il Presidio vuole inoltre valorizzare tutto il territorio di Noto, puntando sulle risorse della sua agricoltura.
Il Pistacchio di Bronte è una varietà unica al mondo, caratterizzata da colore verde smeraldo brillante e profumo intenso. Matura sui terreni lavici e ricchi di sali minerali dell'Etna, dopo essere arrivato in Sicilia con gli arabi. Proprio dall’arabo proviene il suo nome in dialetto: frastuca. Gli alberi a settembre si colorano di rosa per i grappoli di pistacchi che, chiusi nel mallo, sembrano confetti. Le piante fruttificano soltanto ogni due anni e crescono in terreni accidentati, dove è impossibile utilizzare qualsiasi macchina: i pistacchi si raccolgono a mano, uno per uno, tenendosi in equilibrio fra i massi di lava nera con sacchi di tela al collo. Interi, in granella e in pasta sono un ingrediente importante della pasticceria siciliana: profumano cassate, torroni, gelati, torte e pasticcini. Il pistacchio di Bronte regge la concorrenza con i frutti meno saporiti e più economici di Iran, Grecia ed America. Le principali industrie dolciarie e i grandi salumifici italiani - che prima acquistavano i pistacchi in Sicilia - ora si rivolgono altrove. Il Presidio, realizzato grazie al sostegno della Coop, farà in modo che i consumatori riscoprano questo prodotto di altissima qualità, unico per sapore, profumi e aromi, promuovendo anche la grande pasticceria siciliana, capace di valorizzarne al meglio le qualità.
Il formaggio Casizolu è un rarissimo formaggio vaccino a pasta filata dalla forma di una grossa pera panciuta. Da secoli è prodotto nel Montiferru, a nord di Oristano. La sua lavorazione è lunga e faticosa: la cagliata viene sistemata in un recipiente di terracotta e coperta con un panno fino a quando matura. L’operazione successiva - la filatura - deve iniziare immediatamente. Bisogna impastare a lungo rovesciando sulla cagliata acqua bollente e manipolare la pasta finché si trasforma in una sfera liscia e lucente. Quindi si stringe la sfera in cima, formando il collo e una testina, e la si immerge nella salamoia. A questo punto inizia la stagionatura: sistemato su un canovaccio o in un cesto di crusca, poi appeso al soffitto e infine sistemato in cantina, può maturare anche due anni. Il casizolu ha tutte le carte in regola per diventare un grande formaggio, soprattutto la materia prima di altissima qualità: il latte delle vacche Sardo-Modicane allevate allo stato brado sui pascoli incontaminati del Montiferru.
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