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COLDIRETTI: 1 MILIONE DI FIRME NEL SEGNO DELLA TRASPARENZA DELLE ETICHETTE ENTRO GIUGNO. MA C'E' CHI DICE NO ! … LA FEDERALIMENTARE: "IL SUCCESSO DEL MADE IN ITALY NON E' SOLO MATERIA PRIMA"

Un milione di firme entro il 30 giugno: è l'obiettivo della Coldiretti, che ha lanciato il progetto di legge d'iniziativa popolare per l'indicazione obbligatoria nell'etichettatura dell'origine dei prodotti alimentari. La Coldiretti ha voluto questa operazione trasparenza non avendo “sulla questione dell'origine una posizione fondamentalista”, ma “per sostenere che, nel caso del
prodotto alimentare, vi debba essere l'indicazione obbligatoria della zona d'origine della componente agricola”. “Solo così si può avere una doppia garanzia: per il consumatore che dispone di un'informazione preziosa e per l'impresa agricola che è in grado di far emergere il valore aggiunto del territorio”. A sostegno di Coldiretti anche Coop, Legambiente, Italia Nostra, Greenpeace, Wwf, Federparchi, il “Club Papillon” di Paolo Massobrio e l'inventore delle tre T a tavola (terra, tradizione, territorio) Edoardo Raspelli.

La proposta di rendere obbligatoria, l’etichetta d’origine delle materie prime dei prodotti, non trova d’accordo la Federalimentare: “abbiamo già espresso la nostra contrarieta - ha detto il presidente di Federalimentare, Luigi Rossi di Montelera, riferendosi alla proposta di rendere obbligatoria questa pratica, che già oggi può essere volontariamente adottata da chi voglia decidere di puntare sull’indicazione della provenienza geografica delle materie prime come fattore di marketing”. Montelera conferma: “è assurdo subordinare la qualifica di “made in Italy” e l’affidabilità che ne consegue in termini di qualità, ai prodotti alimentari che utilizzano esclusivamente materie prime nazionali semplicemente perchè, a livello storico, questo non è mai accaduto. L’affidabilità e la sicurezza dei prodotti alimentari nel nostro Paese sono garantite dalla rintracciabilità di filiera che consente di ricostruire passo passo, per ciascun operatore, l’intero percorso dei lotti di produzione fino agli alimenti che ogni giorno portiamo sulle nostre tavole”. Insomma, l'industria alimentare italiana è a favore del’adozione di norme rigorose per la comunicazione commerciale sull’origine delle materie prime di tipo volontario, ma non condivide quelle proposte che introducono obblighi agli imprenditori, “non in linea con la legislazione europea e con i principi della libera concorrenza”.

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