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IL MIELE ITALIANO TORNA A SORRIDERE: DOPO IL DISASTRO DEL 2002, PRODUZIONE IN AUMENTO E QUALITA’ ECCELLENTE. INCOMBE PERO’ LO SPETTRO DELLE “TRIANGOLAZIONI” E L’AUMENTO DEI PREZZI

Il miele italiano torna a sorridere: dopo la peggiore annata apistica mai registrata nel nostro Paese, nel 2002, con un calo di produzione che ha toccato punte del 70% e ha costretto gli apicoltori a richiedere lo stato di calamità, quest’anno le sorti del miele nazionale sembrano salve. Secondo le prime stime - per il bilancio definitivo e le analisi sul mercato l’appuntamento è la “Settimana del Miele di Montalcino” (12-14 settembre), la più importante kermesse degli apicoltori italiani - la quantità di miele già raccolta è di oltre 60.000 quintali, a fronte di una produzione media annuale che si attesta sui 100.000 quintali. Le api hanno tempo ancora fino a tutto settembre per “bottinare” il dolce prodotto tra le innumerevoli tipi di fiori italiani, e risulta positivo, anche se irregolare, il quadro produttivo dei mieli nelle varie regioni.
Buone notizie per il miele d’acacia, il più amato e richiesto nel nostro Paese: anche se è stato penalizzato dal gelo in molte aree del Nord, ci sono stati ottimi raccolti in Piemonte, Lombardia, Liguria, Friuli e Veneto. La raccolta del miele di agrumi è stata abbastanza buona, soprattutto se si tiene conto del gelo che, come è avvenuto in Sicilia e Sardegna, ha “bruciato” quasi il 50% dei fiori: le migliori produzioni sono state registrate in Calabria ed in Basilicata. Meno bene per il miele di millefiori, la cui raccolta primaverile è stata scarsa a causa del maltempo e della siccità, che hanno impedito lo sbocciare di molte specie, o hanno prodotto fioriture, anche abbondanti, ma poverissime di nettare. Annata medio-scarsa, ma di buona qualità, soprattutto nell’Appennino settentrionale, per il dolcissimo e scuro miele di castagno. Notizie positive per il miele di girasole, soprattutto in Toscana dove le produzioni sono mediamente alte.
Se sul fronte del raccolto gli apicoltori italiani tirano un sospiro di sollievo, ci sono però altri spettri che incombono sul comparto: “Alla buona notizia - spiega Francesco Panella, presidente dell’Unione Nazionale Associazioni Apicoltori Italiani - del blocco delle importazioni di miele dalla Cina Popolare (che forniva fino all’anno scorso oltre il 50% del fabbisogno comunitario), causato dall’incredibile arretratezza ed inadeguatezza delle garanzie igienico-sanitarie di quel Paese e dalle rilevanti tracce di un antibiotico proibito in molte derrate alimentari, si accompagna la spiacevole conseguenza di un’impennata dei prezzi del miele al consumo in Italia, che nella grande distribuzione ha raggiunto ultimamente i 12 euro al Kg. Quest’anno si potrebbe dunque verificare il paradosso che, a fronte di una buona produzione media dei più importanti mieli nazionali, sia collegato un aumento tale dei prezzi da scoraggiare i consumi”.
E quel che è peggio, avvertono gli apicoltori, è il pericolo delle cosiddette “triangolazioni”, ovvero l’arrivo da Paesi terzi e non controllati di miele cinese adulterato. Per questo l’invito rivolto ai consumatori è di prestare molta attenzione quando acquistano il miele, e di scegliere solo confezioni ove sia riportata chiaramente l’origine geografica e l’indicazione dell’apicoltore che lo ha prodotto. Il consiglio è di leggere attentamente l’etichetta e di acquistare mieli di cui non si nasconda l’origine e la modalità di trasformazione dietro all’equivoca dizione “miscela di mieli”. Eppure, a riportare la necessaria chiarezza in questo settore, bersagliato da frodi e adulterazioni, basterebbe poco: “L’auspicio degli apicoltori - continua Francesco Panella - è che l’occasione italiana della presidenza comunitaria si traduca per il nostro Paese nell’opportunità di portare a casa, finalmente, la dizione che può garantire qualità e tracciabilità del miele, con il riconoscimento del “Miele Vergine Integrale” come STG, Specialità Tradizionale Garantita, ai sensi dei regolamenti comunitari per la qualità e tipicità (Dop, Igp, Stg)”.

La curiosità - Cosa vuol dire “Vergine Integrale”
La denominazione “Vergine Integrale” è importante perché permette una riconoscibilità del miele rispetto a produzioni di minor qualità provenienti da Paesi extracomunitari: il “Miele Vergine Integrale” è infatti un prodotto tradizionale, estratto per centrifugazione, che non ha subito trattamenti che possono modificare le sue caratteristiche e, in particolare, non ha mai subito riscaldamenti a temperatura superiore a 40° C.

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