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UNIONE EUROPEA:INDICAZIONE GEOGRAFICA E' ANCORA SALVEZZA. LA QUALITA' E L'ASSO NELLA MANICA PER 300.000 OPERATORI ITALIANI

La protezione degli alimenti a
denominazione di origine e' l'unico vantaggio competitivo in un
mercato sempre piu' liberalizzato. Questa la convinzione della
Commissione Ue che ricorda come le indicazioni geografiche siano
un valore aggiunto per i produttori europei.
I prodotti tipici sono un'ancora di salvezza per 300 mila
operatori italiani e per 138 mila aziende francesi, osserva
l'esecutivo europeo puntualizzando che l'80% degli alcolici
esportati dall'Ue sono ormai a indicazione geografica.
I produttori di olio italiano denominato ''toscano'' hanno
visto crescere il prezzo del loro prodotto del 20% da quando e'
stato registrato come un'indicazione geografica nel 1998, ma
esempi di questo tipo sono infiniti.
Bruxelles ha chiesto con forza ai produttori agricoli europei
di investire nella promozione delle indicazioni geografiche con
l'obiettivo di ''competere a livello internazionale in qualita'
piuttosto che in quantita''. Per combattere l'agropirateria la
Commissione europea ha gia' annunciato di voler tutelare senza
esitazioni le indicazioni geografiche dei Quindici anche davanti
alla Wto, l'Organizzazione del commercio internazionale.
Finora i consumatori hanno dimostrato di saper apprezzare.
Basta pensare - ricorda l'esecutivo europeo - che il 40% e'
pronto a pagare un prezzo del 10% in piu' pur di avere un
prodotto di origine garantita. Il 79% di loro quando acquista,
ad esempio, un pezzo di formaggio 'feta' pensa che quel nome
evochi l'origine piuttosto che il tipo del prodotto. Ma si
rileva anche che, secondo una recente indagine dell'esecutivo
europeo, il 18% dei consumatori e' tratto in inganno acquistando
prodotti non originali convinto che lo siano.
Le indicazioni geografiche registrate nella Comunita' sono
circa 4.800: 4.200 per vino e alcolici e 600 per altri prodotti.
Le 593 indicazioni geografiche della Francia, osserva
Bruxelles, producono un valore pari a 19 miliardi di euro cosi'
come le 420 indicazioni geografiche italiane (300 per i vini e
120 per altri prodotti) hanno un valore di 12 miliardi di euro.
Ma non e' solo l'Europa a chiedere una maggiore protezione
dei prodotti, rileva la Commissione Ue contestando cosi'
indirettamente quanto affermato dal quotidiano britannico
Financial Times il quale ha oggi manifestato dubbi sull'esito
delle pressioni che l'Ue intende esercitare in sede di
Organizzazione mondiale del commercio per difendere alcuni dei
suoi piu' prestigiosi formaggi, vini e liquori.
Tra i casi citati di paesi terzi quelli di India, Sri Lanka
o Jamaica per riso 'Basmati', te' 'Ceylon' o caffe' 'Blue
Mountain'. Oggi, ad esempio, circa 10.000 milioni di chilogrammi
di te' 'Darjeeling' sono prodotti in India, ma piu' di 30.000
milioni sono venduti con lo stesso nome in tutto il mondo.
Nella Wto Bruxelles chiedera' non solo la creazione di un
registro multilaterale per vini e liquori, ma anche che la
protezione sia estesa ad altri prodotti come i formaggi o i
prosciutti, proprio come altri paesi puntano alla difesa dei
loro beni, dal te' al riso. (Ansa)

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