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A GIULIO GAMBELLI, UNO DEI PIU’ GRANDI ENOLOGI TOSCANI, IL PREMIO SPECIALE “LECCIO D’ORO” DEL CONSORZIO DEL BRUNELLO DI MONTALCINO PER IL PREZIOSO LAVORO SVOLTO NEL TERRITORIO

E’ uno dei nomi di riferimento della Toscana del vino, ma ha sempre preferito restare nell’ombra, schivo ad ogni forma di spettacolarizzazione oggi tanto di moda nel mondo del buon bere: eppure proprio a Giulio Gambelli, che alla definizione di enologo preferisce quella di “maestro assaggiatore”, si devono alcune delle migliori bottiglie prodotte nella nostra regione nell’ultimo trentennio. A Gambelli il Consorzio del Brunello di Montalcino, di cui l’enologo è stato consulente per molti anni, ha voluto dedicare un’edizione speciale del premio “Leccio d’Oro”, a riconoscimento del prezioso lavoro svolto per il territorio. In occasione di “Benvenuto Brunello” - 13 e 14 febbraio - evento internazionale per la stampa e gli operatori, in cui 130 cantine del territorio hanno proposto in anteprima il Brunello 1999 (valutato con l’ottimo punteggio di “quattro stelle”) e la Riserva 1998 - è stata consegnata a Giulio Gambelli un’opera dell’artista senese Pierluigi Olla, un pezzo unico di grande valore ispirato al leccio, simbolo del Consorzio.
“Di Gambelli, uno dei più bravi degustatori d’Italia - spiega Stefano Campatelli, direttore del Consorzio del Brunello di Montalcino - è nota l’immensa esperienza e professionalità, determinante per la creazione dei grandi vini che lo hanno reso celebre. Il nostro riconoscimento vuole essere soprattutto un grazie per il lavoro che Gambelli, consulente storico del Consorzio, ha svolto per il territorio di Montalcino e per il vino toscano in generale”. Nato nel 1925, Giulio Gambelli ha imparato il mestiere da un maestro d’eccezione, quel Tancredi Biondi Santi che ha creato le migliori Riserve della Tenuta Il Greppo e ha fatto conoscere il Brunello di Montalcino nel mondo. Grande difensore dei vitigni autoctoni (in particolare del sangiovese), Gambelli ha sempre difeso strenuamente le sue scelte personali, al punto di lasciare le cantine che non condividevano le sue decisioni.

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