Il Sant’Antimo prende il nome dalla celebre abbazia medioevale situata a pochi chilometri da Montalcino, che la storia vuole fondata da Carlo Magno, il mitico imperatore che ha fatto la storia della Francia. E’ l’ultima Doc arrivata in ordine di tempo a Montalcino (1996), nata dalla volontà dei produttori di qualificare tutta la produzione vinicola del territorio: adesso i vigneti di Montalcino sono al cento per cento a denominazione di origine, in un concetto di “total quality”. In questa terra fortemente vocata alla viticoltura infatti, oltre al vitigno autoctono per eccellenza, il Sangiovese, si possono ottenere risultati eccezionali anche con le varietà internazionali.
Il disciplinare e i dati - La Doc Sant’Antimo è molto ampia e prevede diverse tipologie di vini sia rossi sia bianchi. Vi troviamo infatti il Sant’Antimo Rosso che può avere specificazioni di vitigno quali il Cabernet, il Merlot ed il Pinot Nero. Il Sant’Antimo Bianco può usufruire delle specificazioni di vitigno Chardonnay, Sauvignon e Pinot Grigio. Il tipo rosso può essere prodotto anche come Novello. E’ previsto inoltre il Sant’Antimo Vin Santo (da uve bianche) ed il Sant’Antimo Vin Santo Occhio di Pernice (da uve rosse), entrambi anche nella tipologia Riserva. Questa Doc si inserisce perfettamente nella piramide produttiva di Montalcino, infatti il Sant’Antimo Rosso può essere prodotto per passaggio da Brunello o da Rosso di Montalcino (non è invece permesso il contrario): questo consente al produttore di fare delle scelte qualitative molto ampie di vendemmia e di cantina. La resa massima dell’uva è di 90 quintali per ettaro, la resa dell’uva in vino è del 70% (31,5% per il Vin Santo). L’imbottigliamento può essere effettuato solo nella provincia di Siena. Nel 2004 sono state prodotte nella Doc Sant’Antimo circa 500.000 bottiglie.
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