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ITALIANI SCOPRONO L'ORA DEL TE', UN AFFARE DA 93 MILIONI DI EURO. UN TEMPO BEVANDA D'ELITE OGGI CONSUMATA PER LE SUE PROPRIETA'

Nel 2005 gli italiani hanno speso 93 milioni di euro in filtri di té consumandone un miliardo e mezzo, con un aumento del 4,2% rispetto al 2004. Il tipo di té che ha goduto di un piccolo boom è stato quello verde con una crescita di volume del 20%. Alcune ricerche condotte dall'antica casa di té Twinnigs (attiva dal 1706) hanno evidenziato come oltre il 30% dei consumatori di té verde si sono avvicinati a questa bevanda in alternativa al caffé e il 26% come alternativa al té nero. Un 10% di raffinati ha poi indicato il té verde come miglior abbinamento con il cibo cinese o giapponese.
Secondo Twinnigs, il té si consuma principalmente in casa, ma il 35% lo beve anche fuori. In media per gli italiani l'ora del té capita circa 4 volte alla settimana. Tante per un paese che iniziò ad apprezzare questa bevanda solo alla fine dell' Ottocento, mentre in l'Inghilterra l'incontro con il té risale al 1662 quando Caterina di Braganza, sposa di Carlo I, lo impose a corte per il piacere dell'aristocrazia. Per lungo tempo, soprattutto per il suo prezzo molto alto dovuto alle tasse, il té in Europa restò appannaggio delle elite. Nel '700 Lord Forbes propose una legge per limitarne l'uso alle sole classi sociali 'elevate' in quanto, a suo parere, "il piacere tratto da questa bevanda può sfavorevolmente influire sui lavoratori".
Fin da subito in Occidente l'esotico infuso viene circondato da un aura di seduzione e di convivialità mondana mentre in Oriente gli viene attribuito un valore mistico e religioso. Nell'Italia Umbertina gli emuli di Andrea Sperelli, l'eroe dannunziano di "Il Piacere", consideravano il té un dettaglio indispensabile dei loro incontri.
Oggi si preferisce associare il té alle sue moralissime virtù salutistiche. Che sono, secondo chimici e nutrizionisti, non poche. Calcio, sodio, potassio, magnesio, ferro, rame, fosforo, fluoro, vitamina K e vitamine del gruppo B, sono la dote che una tazza di té porta all'organismo per non parlare degli osannati polifenoli, indispensabili per contrastare i radicali liberi contro l'invecchiamento. In più bisogna ricordare il tannino, che nel té verde è in quantità maggiore rispetto al té nero, e la teina (che altro non è che caffeina o 7-metilteobromina).
Quest'ultima, a differenza di ciò che si pensa comunemente, nel té è presente in misura maggiore che nel caffé (un infuso di 5/6 grammi di té ne contiene quanto quella di 15/16 grammi di caffé), ma combinato con l'acido tannico questo alcaloide naturale agisce meno intensamente. Grazie a tutte queste virtù il té facilita la diuresi, combatte gli effetti del calore e placa la sete, facilita la digestione, aiuta a superare le crisi di fatica ha un effetto purificatore e fortificante sulla pelle. Da ultimo anche gli oncologi, hanno cominciato a interessarsi al té per la sua capacità di contrastare i tumori.
Ricerche recenti hanno dimostrato come in molti casi le sostanze contenute nel té verde rallentano o bloccano la trasformazione delle cellule sane in tumori. Il merito è soprattutto dell'Egcg (il nome per esteso è epigallocatechina-3-gallato), un polifenolo presente nel té verde (25%) molto più che in quello nero (che ne ha solo il 4%).
Molti pensano che té nero e té verde provengano da due piante diverse, errore nel quale cadde anche Linneo ovvero Carl von Linne, il botanico svedese che nel 1753 descrisse, primo in Occidente, la pianta del té. In realtà la pianta del té è una sola, il cui nome scientifico è Camellia Sinensis (o Camellia Theifera o Thea Sinensis). La differenza fra té nero e té verde dipende esclusivamente dalla diversa lavorazione delle foglie. Le migliori, come scriveva nel VIII secolo d.C. il poeta Lu Wu (o Lu Yu) nel suo "Il canone del te", devono "piegarsi come gli stivali di cuoio dei cavalieri tartari, arricciarsi come le corna di un bue potente, schiudersi come la nebbia che sale da un burrone, scintillare come un lago sfiorato dallo zefiro ed essere umide e molli come terra bagnata dalla pioggia". Scelte le migliori, la lavorazione del té nero viene suddivisa in quattro fasi: appassimento, arrotolamento, fermentazione e essiccazione.
Nel té verde si evita il procedimento della fermentazione e le sue foglie conservano il loro colore verde, producendo un infuso chiaro e profumato. Esiste anche il té oolong la cui fermentazione viene bloccata a metà del processo di riscaldamento assumendo un colore più o meno scuro (i francesi li chiamano Bleu-verts in virtù delle sfumature verde blu). A seconda delle foglie impiegate si ha poi il Pekoe Orange che viene dalla gemma terminale della pianta. La prima foglia sotto questo germoglio è chiamata Pekoe, la seconda Souchoung, mescolate danno origine alle famose miscele: Oranhe Pekoe e Lapsang Souchong. Quanto al latte, puntigliosi esperti lo concedono solo per alcune varietà di té vietandolo in assoluto per i té verdi.
In quasi 350 anni, il latte è l'unica variante che gli occidentali si sono permessi di apportare a questa bevanda e lo hanno fatto con tanta umiltà che è rimasto oscuro il nome di chi, per primo (o per prima), introdusse nel cerimoniale questo additivo non disprezzabile.
Fonte: Ansa - Maria Gabriella Giannice

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