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FOOD & COMUNICAZIONE - PIÙ INFORMAZIONE SUL CIBO: LO CHIEDONO AI MEDIA LE DONNE LETTRICI E CONSUMATRICI

“Le donne lettrici e consumatrici nutrono un grande interesse per l’alimentazione ma è anche evidente che molte cose sono cambiate nel loro modo di rapportarsi al cibo, in questi ultimi 10/15 anni. E tra questi cambiamenti si segnala, la perdita del “tesoretto culinario”, ossia il venir meno del ruolo esercitato dalle nonne e dalle mamme nel trasmettere a figlie e nipoti il loro patrimonio di usi, costumi e conoscenze sul cibo, la cucina e l’alimentazione; anche da questo deriva un diverso atteggiamento delle donne, caratterizzato oggi da una maggiore responsabilità e consapevolezza e da una forte attenzione alla qualità e alla sicurezza”. E’ soltanto uno dei “pezzi” più interessanti della ricerca “L’alimentazione nella stampa periodica femminile”, commissionata a Gfk Eurisko dall’Istituto Valorizzazione Salumi Italiani con il contributo del Ministero delle Politiche Agricole.
Un tema, dunque, quello del cibo, particolarmente goloso, ampio, stimolante e vivace. Molti e diversi, di conseguenza, le comunicazioni nell’incontro “Il cibo e la comunicazione” voluto, nei giorni scorsi, a Milano (Terrazza Martini), dall’Istituto Valorizzazione Salumi Italiani, nel suo programma di attività sulla cultura alimentare, sia sul fronte delle consumatrici che delle giornaliste ed esperte per mettere a fuoco ruoli, funzioni ed esperienze delle donne, ma anche evoluzione dei consumi e dei costumi alimentari
Elena Venditti (Unione Nazionale Consumatori) ha affrontato l’aspetto relativo al cambio di ruolo della donna sia nelle scelte di acquisto del cibo sia nel diverso modo di organizzazione dei pasti in casa: “da una nostra ricerca - afferma Venditti - risulta che, entro il 2008, la percentuale dei pasti consumati fuori casa arriverà alla cifra del 60%, superando, di fatto, quella dei pasti consumati all’interno del nucleo familiare. A questo va aggiunto che la donna ha, sempre più, la responsabilità di dover fare una spesa alimentare, possibilmente di qualità, ma in tempi brevi. Situazione che la costringe ad utilizzare un unico punto di approvvigionamento: il supermercato. Inoltre, se prima la donna scandiva anche il menù settimanale, oggi non esercita più questa funzione di formazione dei gusti e delle abitudini familiari, passando dal ruolo di angelo a quello di angolo del focolare”.
Donne consumatrici ma anche lettrici di periodici femminili con i quali hanno un rapporto caratterizzato dalla voglia di conoscere, sapere, informarsi su tutto ciò che ruota attorno all’alimentazione, perché, come emerge dalla ricerca, più ne sanno e più scoprono di non saperne abbastanza. Come rispondono le giornaliste a questa crescente esigenza di approfondimento e aggiornamento? E in che misura sono consapevoli del ruolo che loro stesse esercitano con precise scelte editoriali nell’indirizzare e influenzare le loro lettrici nelle scelte alimentari?
Livia Fagetti, caposervizio di “Sale & Pepe”, spiega che prevale la richiesta di sperimentazione e innovazione in cucina ma anche la voglia di preparare piatti esteticamente attraenti: “le nostre lettrici ci chiedono di essere continuamente aggiornate. Vogliono sperimentare nuovi gusti e sapori, ma anche abbinamenti o semplici varianti di ingredienti legati alla ricetta tradizionale, per renderla insolita, originale, unica. Elementi di originalità e voglia di stupire, presenti anche nella richiesta di come preparare una bella tavola e presentare al meglio i piatti”.
Elemento estetico presente anche nella risposta che Maura Radaelli, caposervizio di A-Anna, ha dato alla domanda provocatoria di Sabina Villani, imprenditrice, sul perché, nonostante l’alto grado di interesse dimostrato dalle lettrici, le testate femminili continuino a relegare nell’ultima parte della rivista i servizi sul cibo e cucina. La spiegazione della Radaelli è stata la seguente: “il problema è che, ancora oggi, il cibo è visto nelle redazioni come tema “non bello” a differenza di cosmesi e moda. Prevale ancora, purtroppo, la logica dell’immagine sul contenuto. Ma c’è anche una spiegazione di tipo tecnico, legata all’evoluzione dei femminili di questi ultimi 10 anni. L’avvento sul mercato degli allegati femminili dei due principali quotidiani italiani, con una nuova grafica più vicina per stile al mondo della moda, ha reso di colpo obsolete le altre testate, imponendo regole nuove a cui i settimanali femminili tradizionali hanno dovuto rapidamente adeguarsi”.
Chiara Modana, direttrice di “A Tavola”, ha spiegato invece che “le lettrici ci chiedono sempre di poter conoscere i valori nutrizionali delle ricette proposte. In pratica, ricette appetibili sì, ma di ridotto apporto calorico. Il nostro suggerimento è quello di utilizzare prodotti di stagione: costano meno e sono più nutrienti”.
Prevale, quindi, anche nelle scelte editoriali, la dimensione estetica ed “ipocalorica” dell’alimentazione, lasciando in secondo piano le componenti legate al piacere, al gusto e agli aspetti psicologici del rito dell’alimentazione. Al recupero di queste dimensioni, altrettanto importanti e vitali, hanno dato il loro contributo due donne. Sarah Viola, psicoterapeuta, ha dichiarato: “la donna dà grande importanza al menù che prepara per gli altri, vissuto come occasione di socialità, momento di allegria e convivialità. Per la donna, quindi, il cibo è strumento di comunicazione. Non è un caso, infatti, che quando la donna è depressa smetta di cucinare”. A queste considerazioni si aggiunge il contributo di Evelina Flachi, Nutrizionista: "bisogna passare dalla dimensione restrittiva della dieta ad uno stile di vita corretto. Non esiste alimento che, in assoluto, faccia male, occorre avere una visione d’insieme del rapporto tra singolo alimento, gli abbinamenti e i metodi di cottura adottati, abituandosi ad inserire nella propria vita la pratica di una sana attività fisica”.
Ultimo argomento dell'incontro, quale sarà la cucina di domani: improntata alle regole del ridotto apporto calorico o capace di recuperare la dimensione del gusto e del piacere? A dare una risposta in grado di interpretare entrambe le esigenze è stata Paola Budel, chef autrice del libro “Il Maiale”, che ha dichiarato: “occorre abbandonare la cucina che copre i sapori degli alimenti, imparando ad usare i prodottii nella loro dimensione più naturale possibile, valorizzandone i veri sapori”. Per la chef, che ha iniziato la sua carriera “pelando patate” dal grande Gualtiero Marchesi, una provocazione finale verso i giornalisti a cui chiede di “trascorrere almeno un anno in cucina prima di passare a scrivere di cibo e alimentazione”. Una provocazione che riassume il senso del dibattito e che racchiude l’emblema della richiesta emersa, a più riprese anche nell’ambito della ricerca, di una maggiore e più qualificata informazione sul cibo. Alla stampa, ma anche agli operatori economici, quindi, la capacità di saper raccogliere la sfida sia sul piano dell’informazione/comunicazione sia dell’offerta di soluzioni adeguate.
“Dalla ricerca e dal dibattito emerge un bisogno di informazione e aggiornamento nelle donne che richiede anche l’intervento di enti e istituzioni rappresentative del mondo della produzione, come l’Istituto Valorizzazione Salumi Italiani”, ad affermarlo è stato Nicola Levoni, che ne è il presidente. “Se emerge, infatti, dalle risposte delle consumatrici, che ai produttori viene riconosciuto il ruolo di fonti autorevoli e competenti, è evidente che non possiamo sottrarci a questo ruolo, ma che anzi dobbiamo cogliere i segnali che ci provengono dall’universo delle donne consumatrici, moltiplicando le occasioni di contatto e comunicazione, operando anche direttamente sul punto vendita e diventando corresponsabili delle loro scelte alimentari, contribuendo ad incrementare il contenuto informativo dei nostri prodotti, non solo dal lato della qualità e della sicurezza, ma allargandolo anche alle modalità di conservazione, uso, preparazione e abbinamenti raccomandati sia dal punto di vista nutrizionale che dell’esaltazione del piacere e del gusto”.

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