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L'ENNESIMA CONFERMA DEL CLIMA CHE CAMBIA: ARRIVANO LE NOCCIOLINE MADE IN ITALY. SUCCESSO PER LA PRIMA COLTIVAZIONE IN PIANURA PADANA

Sono state raccolte le prime noccioline seminate nella Pianura Padana come alternativa alle coltivazioni tradizionali per combattere i cambiamenti climatici che provocano ricorrente siccità anche nelle regioni del nord Italia. Lo rende noto la Coldiretti nel sottolineare che la prima esperienza di coltivazione commerciale dell'arachide in Italia, una pianta resistente al caldo che non necessità di acqua se non nella fase iniziale, ha dato risultati produttivi che hanno superato le più rosee previsioni. Le arachidi crescono sottoterra contenute nei tradizionali baccelli disposti a grappolo nelle radici e con la prima "cavatura" delle piante dal terreno, avvenuta in provincia di Alessandria, si è avuta la sorpresa della presenza di quasi sessanta baccelli, il doppio di quelli che si formano normalmente. Un successo che apre grandi prospettive di crescita alla coltivazione con l'obiettivo di passare dagli attuali 250 ai diecimila ettari coltivati nel 2007, che riuscirebbero peraltro a soddisfare appena il 5% del consumo nazionale di noccioline, che è aumentato per raggiungere le 30.000 tonnellate (600.000 tonnellate nell' Unione Europea) ma dipende quasi totalmente dalle importazioni. Oltre al contributo alla bilancia commerciale del made in Italy, la diffusione della produzione di arachidi ha rilevanti e positivi effetti ambientali in quanto si tratta di coltivazioni che risparmiano acqua, resistono alla siccità, arricchiscono il terreno di elementi nutritivi e migliorano la possibilità di fruttuose rotazioni colturali.
Il prodotto nazionale ha caratteristiche organolettiche pregiate, di qualità superiore, non richiede frequenti irrigazioni e trattamenti speciali, resiste alla grandine e alla siccità di fronte alle estati che si presentano sempre più calde. In realtà la coltivazione dell'arachide in Italia era presente nel secolo scorso a partire dal 1870 e, prima di andare incontro a un rapido declino, aveva raggiunto un massimo di 5.600 ettari nel 1961 in diverse regioni, dal Piemonte alla Sicilia, con notevole sviluppo in Veneto e in Emilia. La ricerca di colture resistenti alla siccità, d'altra parte, è uno degli aspetti delle nuove sfide che devono affrontare le imprese agricole di fronte a cambiamenti climatici che nelle campagne italiane si manifestano aumento dell'intensità delle precipitazioni, sfasamenti stagionali con autunno caldo e primavera anticipata, numero di giorni consecutivi con temperature estive elevate, modificazione della distribuzione delle piogge e aumento delle temperature estive. Ma si registra anche un significativo spostamento della zona di coltivazione tradizionale di alcune colture, la modifica del calendario migratorio degli uccelli, la comparsa nella fascia temperata di insetti propri di quella tropicale, che sono spesso portatori di dannose patologie.

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