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La posizione - L’Unione Italiana Vini sul decreto del Ministro De Castro che regola l’uso dei trucioli: d’accordo sul divieto nei vini Doc e Docg, ma gli Igt devono poterli usare. Il parere di tre imprenditori: Lunelli, Mastroberardino, Zonin

Italia
Andrea Sartori

Il ministro delle Politiche Agricole Paolo De Castro ha operato una scelta equilibrata, vietando l’utilizzo dei trucioli nei Vqprd italiani, ma ora lasci mano libera all’imprenditoria vinicola sui vini a Indicazione geografica tipica. Per il Presidente dell’Unione Italiana Vini Andrea Sartori si tratta di “una scelta equilibrata quella del ministro Paolo De Castro, soprattutto perché maturata in un clima confuso e difficile per le innumerevoli pressioni politiche provenienti da più fronti, anche completamente estranei al mondo produttivo. Ora ci auguriamo - prosegue Sartori - che ai vini a indicazione geografica (Igt), oltre che naturalmente ai vini da tavola tal quali, venga lasciata la possibilità di fare ricorso a questa diffusa pratica enologica. Oggi tutto il nostro comparto sta attraversando dei cambiamenti epocali - conclude Sartori - che certamente lasceranno il segno. È quindi assolutamente vitale per le nostre imprese rispondere con efficacia alle richieste di mercato evitando con cura qualsiasi scelta autolesionistica”. Unanime anche il parere di tre importanti imprenditori vitivinicoli, consiglieri dell’Unione Italiana Vini, sul decreto con cui ai vini Doc e Docg italiani viene preclusa la possibilità di essere affinati con i trucioli di quercia (chips), possibilità accordata recentemente dalla Commissione europea per tutti i vini comunitari.
“Bene ha fatto il ministro - dice Marcello Lunelli, della Ferrari Fratelli Lunelli di Trento - con questa scelta: noi in Trentino siamo sempre stati di questa idea. Allo stesso tempo cogliamo come un segnale di grande intelligenza - prosegue Lunelli - il fatto di aver lasciato fuori dal decreto i vini a Indicazione geografica tipica (Igt), perché proprio sugli Igt l’imprenditoria vinicola gioca una battaglia durissima sul mercato internazionale, dove contano le differenze in centesimi di euro”.
“I produttori - aggiunge Lucio Mastroberardino, vicepresidente Uiv e titolare dell’azienda irpina Terredora - devono avere mano libera di decidere come operare con i vini Igt. Impedire l’utilizzo dei trucioli anche per questi vini sarebbe andare contro lo spirito stesso che ne ha promosso la nascita, ovvero dotare i produttori di quella flessibilità che i vini Doc e Docg non hanno”.
“La parola d’ordine è competere - dice Domenico Zonin - e se i trucioli sono uno strumento che può dare competitività ai nostri Igt, ben vengano, visto che dobbiamo confrontarci sui mercati internazionali con vini che ne fanno ampio utilizzo. Aggiungo che sarebbe il caso di non perdere altro tempo su questa materia, in quanto il mondo va avanti. La Spagna ha appena varato l’Igt nazionale dedicata esclusivamente all’export, che presumibilmente potrà fare ampio utilizzo di questa pratica; la Francia sta per fare altrettanto. Se non mettiamo mano al più presto a una grande Igt Italia, che coniughi flessibilità produttiva, prezzo competitivo e marketing aggressivo, rischiamo di perdere pericolosamente fette di mercato”.

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