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IL PATRIMONIO ENOGASTRONOMICO ITALIANO VALE 20 MILIARDI DI EURO, E HA CONTRIBUITO AL RILANCIO DEL NOSTRO TURISMO NEL 2006

Alla ripresa del turismo in Italia nel 2006 ha contribuito in modo determinante il patrimonio enogastronomico made in Italy che può contare in Italia su un paniere di prodotti che ha superato i 20 miliardi di euro in valore e che ha conseguito primati mondiali nei vini, nei prodotti a denominazione di origine, nel biologico e nelle specialità tradizionali. E’ quanto ha affermato il presidente della Coldiretti Paolo Bedoni durante la tavola rotonda “Verso una economia compatibile” organizzata dal Fai, nel sottolineare che la vacanza made in Italy nel piatto è l’unica nel mondo a poter offrire 155 prodotti a denominazione di origine protetta (Dop/Igp), 357 vini a denominazione Doc/Docg, 4255 prodotti tradizionali censiti dalle regioni che vengono valorizzati durante l’estate nelle città del vino (546 comuni), dell’olio (284), del biologico (60) e del pane (42) o lungo le 135 strade del vino e dei sapori che percorrono praticamente tutto lo stivale.
L’immagine stessa del paesaggio made in Italy - ha continuato Bedoni - è fortemente segnata dalle dolci campagne delle Marche e dell’Umbria modellate dagli oliveti e dai vigneti, dagli equilibri cartesiani dei colli del Chianti tra Siena e Firenze, i pascoli degli altopiani di Asiago e le malghe bellunesi, i terrazzamenti delle Cinque Terre in Liguria, gli straripanti limoneti della Penisola Sorrentina e l’ordine geometrico dei meleti della Val di Non in Alto Adige. Realtà che - ha precisato Bedoni - non hanno nulla da invidiare agli storici monumenti delle città d’arte e che vanno tutelate in primo luogo dando sostenibilità alla presenza degli uomini e delle imprese agricole sul territorio con opportunità di lavoro e servizi adeguati a garantire la qualità della vita. Tutto ciò che ci ha ispirato è nato dunque dalla consapevolezza che l’agricoltura, come noi la concepiamo, rende possibile la costruzione di un sistema di imprese agroalimentari e agroambientali (imprese che noi chiamiamo “multifunzionali”) che possono fare “sviluppo” e “profitto” in sintonia con l’ambiente e le domande dei consumatori. E in questa logica ci aspettiamo maggiore disponibilità all’innovazione da parte degli altri settori economici. Dell’industria in modo particolare che - ha affermato Bedoni - marcia molto lentamente in questa direzione. In due ambiti soprattutto: la valorizzazione dell’origine territoriale del prodotto e le politiche per un’energia pulita, rinnovabile.
E i terreni di collaborazione non mancano, come ad esempio l’obiettivo di sostituire le tradizionali bustine della spesa di plastica con materiali biodegradabili di origine agricola nazionale a partire dal 2010, come già in vigore in Francia, attraverso un apposito emendamento in Finanziaria. Per sostituire le circa 300mila tonnellate di plastica utilizzate nelle tradizionali bustine della spesa, con materiali biodegradabili di origine agricola nazionale, basterebbe coltivare per questo obiettivo - ha concluso Bedoni - appena 200mila ettari poiché mezzo chilo di mais e un chilo di olio di girasole sono sufficienti per produrre circa 100 bustine di bioplastica non inquinante (bio shopper).

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