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SECONDO LA CIA (CONFEDERAZIANA ITALIANA AGRICOLTORI) ITALIA “A STECCHETTO”: I CONSUMI DI AGROALIMENTARI SEGNANO UN -9% IN 5 ANNI. LE CAUSE: AUMENTO DEI PREZZI (+15,5%), “EFFETTO” EURO E DIMINUZIONE DEL POTERE D’ACQUISTO

A dispetto degli allarmi sull'obesità gli italiani mangiano sempre di meno. Negli ultimi cinque anni, cioè dal 2001 al 2006, i consumi agroalimentari sono calati del 9%, in prima linea il pane con un calo dei consumi del 21% a seguire le carni avicole (-20%), la frutta (-18,5%) e gli ortaggi (-16,3%). Ma gli italiani snobbano sempre di più anche carni, salumi, uova e vini con flessioni fra il 9 e il 10%. Cali più contenuti si sono riscontrati per i derivati dei cereali, per i prodotti lattiero-caseari e per gli oli con cali fra il 4 e il 5%. Tiene la pasta (-1,5%), il latte e in ripresa (+3,2%) e i formaggi
freschi hanno registrato addirittura un'impennata del 30%. A rendere sempre più modesta la tavola degli italiani non sarebbe però il desiderio di una linea meno mediterranea bensì la forte crescita dei prezzi dei generi alimentari (+15,5%) che, insieme all'effetto dell'euro e alla diminuzione del potere d'acquisto, sta portando gli italiani a stringere la cinghia. La denuncia arriva da la Cia Confederazione italiana agricoltori che sottolinea come la diminuzione da parte delle famiglie italiane abbia inciso negativamente sui produttori agricoli che hanno visto scendere i loro redditi con un crollo del 10,4% nel 2005 e un successivo calo del 2% nel 2006. Nel generale calo brillano alcuni segmenti. Oltre ai formaggi freschi ci sono i prodotti ortofrutticoli di quarta e quinta gamma, cioè frutta e verdura già pronta per essere presentata a tavola. Questi hanno registrato degli ultimi 5 anni consumi più che raddoppiati passando dai 139 milioni di euro spesi nel 2001 agli oltre 300 milioni spesi nel 2006. Quanto al 2006, secondo i dati riferiti dalla Cia, gli italiani hanno speso 133,5 miliardi di euro per acquisti agroalimentari da consumare a casa che rappresentano il 70% dei consumi alimentari totali. Cifra che sale a 195 miliardi di euro per i pasti fuori casa (ristoranti, bar e mense). I dati - sostiene la Cia - ci mostrano un consumatore disorientato e in grave difficoltà a causa dei problemi economici e dei rincari. Un consumatore attento al rapporto prezzo-qualità, dove, però, prevale la ricerca del prodotto più conveniente. Una involuzione dei consumi alimentari, dunque, che si accompagnata alla trasformazione strutturale del comparto (calo del 20% delle aziende negli ultimi 5 anni) e alla costante perdita di competitività del “made in Italy”.

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