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SLOW FISH - LE AREE MARINE PROTETTE HANNO BISOGNO DI UNA NUOVA GOVERNANCE. COSI' SLOW FOOD E WWF ITALIA

Le aree marine protette possono essere uno strumento utile per contrastare la riduzione delle risorse ittiche, il mantenimento e la conservazione della biodiversità, la protezione del territorio. Oggi però in Italia, dall'analisi della situazione e dagli allarmi delle società scientifiche (Società Italiana Biologia Marina, Associazione Italiana Oceanografia e Liminologia) e ambientaliste (Wwf), nelle 26 aree marine protette, un santuario dei cetacei transnazionale, due parchi nazionali con aree marine, si evidenziano contraddizioni e problemi. I principali: mancanza di chiarezza nel perseguimento delle finalità scientifiche di conservazione e in quelle educative, che rappresentavano le linee fondanti della legge istitutiva del 1982. Un modello positivo che però, tradotto nella realtà locale, spesso si scontra con burocrazie, piccoli equilibrismi politici, conflitti d'interesse tra le categorie degli stakeholders, in particolare pescatori, albergatori, operatori del turismo.Una delle richieste è quella di appoggiare la richiesta dell'Iucn (Unione Mondiale per la Conservazione della Natura) per l'istituzione di Aree marine protette in alto mare, in particolare l'istituzione di un Santuario della biodiversità marina nel Canale di Sicilia.

Così da Slow Fish si è alzato oggi un chiaro messaggio - lanciato da Silvio Greco (Direttore scientifico Icram e presidente del Comitato scientifico di Slow Fish), Antonio Canu (Direttore scientifico Oasi Wwf Italia), Michael De Alessi (Docente di Microeconomia, Università della California), Giuseppe Piergallini (Imc, International marine centre), Lidia Orsini Relini (Docente di Biologia marina, Università di Genova), Sebastiano Venneri (Responsabile mare, Legambiente), Franco Zuino (Assessore all'Ambiente Regione Liguria) – “si devono rivedere i piani di gestione e il management delle aree marine protette, che sono una valida soluzione anche per il mantenimento delle società rurali insediate lungo la fascia costiera e che garantiscono, con il mantenimento di pratiche tradizionali, la tutela del patrimonio gastronomico di questi territori”.

“Da Slow Fish - ha spiegato Roberto Burdese, presidente di Slow Food Italia - si è levato un forte messaggio alla politica perché trovi un unico, efficace strumento di governance per le aree marine protette”.

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