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TRUFFE A TAVOLA: COLDIRETTI, SERVE AUTORITA’ ALIMENTARE NAZIONALE. E L’APPLICAZIONE DELLA LEGGE PER L’OBBLIGO DI INDICARE L’ORIGINE IN ETICHETTA VOLUTA DALLA COLDIRETTI

L’Italia è l’unico Paese in Europa che non ha ancora istituito l’Autorità nazionale per la sicurezza alimentare limitando la discussione all'individuazione della sede, mentre si conferma l’allarme sul tentativo di mettere le mani sulla qualità alimentare italiana con il moltiplicarsi di gravi episodi che mettono a rischio la salute dei cittadini. Lo afferma la Coldiretti nel commentare il rapporto sulla sicurezza alimentare “Italia a Tavola 2007” presentato da Legambiente e dal Movimento difesa dei consumatori, sottolineando la necessità di intervenire immediatamente per stringere le maglie larghe di una legislazione che lascia troppo spazio alle truffe e agli inganni a partire dall’introduzione dell’obbligo di indicare in etichetta l’origine degli alimenti come previsto dalla legge 204/2004 approvata con il sostegno di un milione di firme da parte della Coldiretti.

Serve - precisa la Coldiretti - una struttura che possa raccogliere con competenza e autorità gli ottimi risultati dell’attività ispettiva e di controllo svolta a favore della sicurezza alimentare dalle molte forze coinvolte: dal Corpo forestale dello Stato all’Ispettorato Repressione e Frodi, dal Comando dei Carabinieri al Ministero della Sanità. Ma occorre anche - continua la Coldiretti - colmare il vuoto normativo con l’applicazione dell’obbligo di indicare in etichetta la provenienza degli alimenti per consentire la rintracciabilità delle produzioni, favorire i controlli e garantire scelte di acquisto consapevoli ai consumatori di fronte ai rischi sanitari che si ripetono.

Si tratta di difendere la leadership conquistata dall’Italia nella qualità e sicurezza alimentare grazie all’impegno delle imprese agricole con il primato comunitario nelle produzioni tipiche (159 prodotti Dop/Igp riconosciuti), nel biologico (50.000 imprese per oltre un milione di ettari coltivati), nella salubrità della frutta e verdura con il record a livello comunitario del 98,7% di campioni regolari, ed una percentuale di irregolarità dell’1,3% che è di tre volte inferiore a quella registrata in Spagna, di tre volte e mezzo a quella in Francia e quasi sei volte a quella rilevata in Olanda. Il rischio è che i primati qualitativi conquistati dalla produzione agricola vengano vanificati da norme e provvedimenti che si pongono in aperta contrasto con l'obiettivo di investire sulla qualità e sicurezza alimentare invertendo una tendenza che negli ultimi anni ha portato l'Italia all'avanguardia in Europa.

L'agroalimentare Made in Italy rappresenta circa il 15% del Prodotto Interno lordo (Pil), secondo solo al comparto manifatturiero, ma esprime anche i livelli qualitativi più elevati come dimostra il fatto che nel rapporto presentato dalla Fondazione Symbola si evidenzia che con il 46,1% del Prodotto Interno Qualità (Piq) l'agricoltura conquista il posto d'onore, dopo il commercio, nella speciale classifica che misura la qualità della crescita nelle diverse accezioni (legame con il territorio, valorizzazione risorse umane, innovazione, posizionamento e competitività).

Serve grande responsabilità nei confronti dei consumatori: tre italiani su quattro (76%) sono d'accordo sul fatto che “se il prodotto alimentare è italiano sono più sicuro da dove proviene e quindi mi fido di più” e per questo quasi nove su dieci (86%) ritengono che dovrebbe essere sempre indicato nelle etichette il luogo di allevamento o coltivazione dei prodotti contenuti negli alimenti secondo l’“Indagine 2005 Coldiretti-Ispo sulle opinioni degli italiani sull'alimentazione”.

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