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SALUTE - COLDIRETTI: IN CINA RITIRATE LICENZE A 564 INDUSTRIE ALIMENTARI. MA IN ITALIA PIÙ CHE RADDOPPIANO (+133 %) LE IMPORTAZIONI DI CONCENTRATO DI POMODORO CINESE

Mentre in Cina è stata revocata la licenza per la produzione a 564 industrie alimentari per problemi legati alla sicurezza alimentare, in Italia le importazioni di concentrato di pomodoro dal Paese asiatico sono più che raddoppiate, con un aumento del 133% e un trend che ne porterà in Italia oltre 150 milioni di chili a fine anno, un quantitativo che equivale a circa un quarto dell’intera produzione di pomodoro coltivata nel nostro paese. Lo afferma la Coldiretti, sulla base di elaborazioni sul commercio estero dell’Istat, relative al primo semestre, nel riferire della campagna di immagine sulla sicurezza avviata dal Governo cinese dopo la messa sotto accusa per i rischi alla salute di dentifrici, alimenti per animali domestici a causa della presenza irregolare di melamina tossica, anguille, pesce gatto, ma anche succhi e conserve con pericolosi additivi.

L’autorità cinese che si occupa della supervisione della qualità ha riferito che la decisione fa parte della campagna per assicurare qualità e sicurezza alimentare con il rafforzamento dei controlli. Si tratta - sottolinea la Coldiretti - di una iniziativa che fa seguito alla grave crisi di fiducia sul mercati internazionali dovuti ai numerosi problemi che si sono verificati in prodotti made in China sia alimentari che non. Se il pomodoro in scatola rappresenta circa un terzo del valore delle importazioni nazionali, dalla Cina arrivano anche aglio, mele e funghi in scatola. Si tratta di prodotti che rischiano di essere spacciati come made in Italy per la mancanza dell’obbligo di indicare in etichetta la provenienza.

Di fronte all’estendersi dell’allarme sui rischi dei prodotti cinesi occorre immediatamente - sostiene la Coldiretti - allargare l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza di tutti gli alimenti per favorire i controlli, permettere l’immediato ritiro dal mercato dei prodotti eventualmente pericolosi e garantire così la sicurezza dei cittadini. Per non rincorrere le emergenze e di fronte ai rischi per la salute è necessario - precisa la Coldiretti - intervenire urgentemente con la trasparenza dell’informazione per consentire la rintracciabilità delle produzioni e i controlli necessari ad individuare ed eliminare eventuali rischi. Per questo - chiede la Coldiretti - occorre immediatamente applicare le norme contenute nella legge 204 del 2004, ottenuta grazie alla raccolta di un milione di firme da parte della Coldiretti, per rendere obbligatoria l’indicazione in etichetta dell’origine dei prodotti in vendita.

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