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PREVISIONI NERE PER LE PICCOLE MEDIE IMPRESE ITALIANE: ENTRO I PROSSIMI OTTO ANNI 8 AZIENDE SU 10 DESTINATE A SPARIRE. LO DICE UNO STUDIO FEDERALIMENTARE-ISMEA

Entro i prossimi otto anni ben otto aziende alimentari su 10, soprattutto piccole e medie, sarebbero a rischio, mentre si profila una perdita del 22-23% del fatturato medio del settore agroindustriale per un valore complessivo di circa 24-25 miliardi di euro. E’ quanto emerge da uno studio elaborato da Ismea e Federalimentare che ha tracciato due scenari: uno di base, che fa riferimento al mantenimento delle condizioni attuali, e uno definito shock, in cui si considera l’acuirsi di fattori congiunturali e strutturali critici. Gli elementi di valutazione per entrambi gli scenari sono: una revisione più o meno impattante della Pac, i cambiamenti climatici, la disponibilità e i prezzi delle principali materie prime, la richiesta di prodotti agricoli da parte dei Paesi in via di sviluppo, il ricorso ai bio-carburanti e l'invecchiamento progressivo dei lavoratori del settore agroalimentare.
Il primo scenario fa presupporre una prospettiva di galleggiamento, rispetto alla quale il settore alimentare italiano vedrebbe ridotti i margini di profitto e di investimento. Le tensioni sui prezzi delle materie prime, secondo le previsioni dell'Ocse, si attenueranno nel breve-medio periodo ma i prezzi si situeranno comunque al di sopra dei livelli degli ultimi anni. Quanto ai cereali, dovrebbero tornare a garantire gli approvvigionamenti degli stock, con un effetto di trascinamento sui prezzi per i semi oleosi e sui listini dei prodotti zootecnici. Per il petrolio si prevede una graduale discesa del prezzo, mentre è prevista una crescita sostenuta dei prezzi di fertilizzanti e concimi.
Il secondo scenario shock introduce nella simulazione base un andamento decisamente più negativo (non in linea con le previsioni Fao-Ocse) di tutti i fattori di valutazione considerati e una revisione della Pac in chiave estremamente orientata alle liberalizzazioni. Il primo effetto sarebbe di una diminuzione delle rese, nell'arco dei 10 anni, compresa tra il 4% e l'8%, a seconda delle colture. I prezzi di mercato dei prodotti agricoli salirebbero in media di un ulteriore 5-6%, con punte del +16/18% per frumento duro e tenero, del +23% per la soia, +14% per le patate, +5,2% per l'uva, +4,3% per l'olivo, +7% per i vari tipi di allevamento bovino, suino e avicolo. A conti fatti, tra piccole e medie imprese verrebbe tagliata fuori dal mercato una fetta complessiva pari a circa il 22-23% del fatturato totale del settore.

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