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IL CARO VITA ROMPE “L’AGNELLO” NEL PANIERE DEGLI SPAGNOLI: SARA’ UN NATALE MAGRO, SULLE TAVOLE SOLO CARNE DI CONIGLIO, BANDITI AGNELLO E MAIALINO

L’aumento dei prezzi degli alimenti e l’inflazione, volata a novembre al 4,1%, rischiano di rivoluzionare il pranzo di Natale degli spagnoli. Per far fronte all’impennata degli ultimi mesi del paniere, il Governo spagnolo consiglia di dire addio ai tradizionali “corsero” (l’agnello) e “cocinillo”(maialino al forno) e di accogliere sul desco natalizio il coniglio. Una carne “sana, leggera, molto appetitosa e, soprattutto, economica”, come ha suggerito il segretario generale del Ministero per l’Agricoltura e l’Alimentazione, Jose Puxen, nel lanciare una campagna per la promozione della carne di coniglio nella quale il Governo investirà 700.000 euro nei prossimi due anni.

Puxen, in dichiarazioni al quotidiano “El Mundo”, ha ammesso che il coniglio “non è forse un prodotto tipicamente natalizio”, ma ha l’indiscutibile vantaggio di trovarsi nei supermercati al prezzo ragionevole di 5 euro al chilo, contro i 50 che arriva a costare un chilo di agnello alla vigilia delle feste. “In questi momenti di massimo consumo anche un po’ folle”, ha detto il rappresentante del ministero diretto da Elena Espinosa, “il governo raccomanda di cercare un paniere alimentare equilibrato rispetto al desiderio di avere i migliori prodotti sulle nostre tavole, compatibile con prezzi ragionevoli”. E, allora, addio non solo all’agnello, ma pure alla faraona farcita. “Se tutti vogliamo comprarla, pretendendo per di più che sia francese, dopo non si venga a dire che il prezzo della carne bianca è molto elevato”.

Parole che sono cadute come una doccia fredda sugli spagnoli, abituati a non lesinare sul menu delle feste, in cui risultano imprescindibili una serie di alimenti tra cui spiccano il celebre “jamon iberico” - il prosciutto ottenuto dal maiale nero alimentato solo con le ghiande - e il “marasco” ovvero il trionfo di gamberi, aragoste e ogni genere di crostacei. La prospettiva del “sano e leggero coniglio” al centro della tavola natalizia ha sollevato più ironia che critiche, stando al diluvio di commenti dei consumatori che da questa mattina inonda i forum radiofonici e televisivi. Ma la preoccupazione per la perdita della capacità d’acquisto provocata da un’inflazione al 4,1%, sette decimi in più rispetto ad ottobre e un punto al di sopra della media del 3,1% della zona euro, è generale. Assieme alle raccomandazioni a consumare coniglio, il governo ha esortato i produttori e le catene di distribuzione a contenere i prezzi perché gli incrementi delle materie prime agricole non si ripercuotano nelle prossime due settimane sulle tasche, già tartassate, dei consumatori. Da parte loro, le associazioni di produttori alzano le braccia.

“Bisognerà necessariamente applicare i nuovi aumenti”, spiegano alla Federazione degli allevatori, l’Asprovac, che ha annunciato incrementi del 10% della carne di vitello, di maiale e pure di coniglio. Gli allevatori sostengono che l’incremento dei prezzi è stato causato da quella del 30% dei mangimi, aumento che non ha avuto ancora ripercussioni sul prezzo della carne ma che le avrà all’inizio del 2008. Il latte ha invece già subito un aumento del prezzo al consumo di circa il 30%. A novembre il prezzo degli alimenti ha segnato un +0,9%, a fronte dei forti aumenti di abbigliamento e scarpe (+ 3,2%) e dei trasporti (+1,4) provocati dal costo del petrolio. La rivalutazione delle pensioni minime per compensare l’inflazione inciderà sulle casse dello Stato per 3 miliardi di euro. Ce n’é quanto basta per mettere a dieta le finanze pubbliche, oltre a rendere sempre più magre le tavole natalizie degli spagnoli.

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