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GLI CHEF DI TUTTO IL MONDO DICONO “NO” AL FALSO “MADE IN ITALY”: “LA NOSTRA CUCINA E’ LA PIU’ IMITATA PERCHE’ E’ UNA DELLE RAGIONI DELLA LONGEVITA’ DEGLI ITALIANI” SPIEGA IL NUTRIZIONISTA GIORGIO CALABRESE

Gli chef di oltre 70 Paesi del mondo dicono “no” ai taroccamenti e alle scadenti imitazioni dei nostri piatti sulle tavole straniere. E’ questo il senso della “Giornata internazionale della cucina italiana”, iniziativa lanciata dal Gruppo Virtuale Cuochi Italiani (Gvci), che ha portato la pasta alla carbonara a diventare il simbolo della cucina nostrana, ma anche della riappropriazione di genuinità e autenticità del “made in Italy” alimentare.

“La cucina italiana - ha spiegato Mario Caramella, presidente dell’associazione - è la più amata e popolare. I ristoranti che si propongono come italiani sono oltre settantamila. Nel solo Giappone ci sono oggi tremila sedicenti ristoranti italiani, a Mumbai aprono dieci pizzerie italiane al mese, a Seoul e Shanghai ci sono scuole che formano cuochi coreani o cinesi di cucina italiana. Questo boom ha portato a taroccamenti su vastissima scala, una proliferazione di scadenti imitazioni alle quali non possiamo più rimanere indifferenti, anche perché ogni “truffa” è denaro rubato dalle tasche dei consumatori di tutto il mondo, che hanno diritto a genuinità e autenticità”.

Ma perché questa ansia mondiale di riprodurre i manicaretti nostrani? Secondo il nutrizionista Giorgio Calabrese “la ragione va cercata nella scienza. Noi italiani viviamo oggi in media 83-84 anni e siamo, insieme ai giapponesi, la popolazione più longeva. Questo ha portato gli scienziati ad interrogarsi sul motivo di tale record. La risposta? Ovviamente nel piatto”. Per Calabrese, inoltre, la difficoltà di esportare e riprodurre i piatti italiani sta soprattutto nell'unicità della materia prima: “la cucina italiana si basa su una materia prima di eccellenza. Non basta avere le ricette in mano, o essere bravi cuochi. Riprodurre i piatti italiani è spesso impossibile perché sono i suoi ingredienti ad essere irripetibili. Basti pensare a come spesso cambino i sapori da regione a regione, da provincia a provincia e addirittura da città a città”.

Non da ultimo il fattore culturale: “in molti Paesi del mondo mangiare equivale a nutrirsi. Da noi per fortuna è diverso, esiste una profonda cultura della tavola che non si mostra solo nei grandi ristoranti, ma soprattutto nella quotidianità delle cucine delle famiglie italiane”.

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