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WTO - CONFAGRICOLTURA: “C’È BISOGNO DI POLITICHE CHE RAFFORZINO L’AGRICOLTURA. ORA RIPARTIRE DA BASI NUOVE”. COLDIRETTI: “50 MILIARDI DI EURO, IL FALSO MADE IN ITALY DA BATTERE”

In attesa di conoscere tutti i dettagli della mancata intesa a Ginevra, le due organizzazioni più importanti degli agricoltori italiani dicono la loro sul fallimento del Wto.

Confagricoltura esprime una prima valutazione sugli esiti del negoziato Wto: “il fallimento della trattativa dimostra - ha commentato il presidente Vecchioni - anche quanto sia stata improduttiva la strategia negoziale della Commissione europea di questi ultimi anni. Certo ora non si potrà affermare che la responsabilità del fallimento è tutta del protezionismo agricolo di Bruxelles, visto che si sono susseguite concessioni a concessioni, senza poter portare a casa alcun reciproco vantaggio. A questo punto c’è bisogno piuttosto di scelte politiche europee e nazionali che rafforzino la produzione agricola, così come serve una attenta verifica sullo strumento del sistema europeo di tutela delle indicazioni geografiche che, ancora oggi, esce dal confronto multilaterale senza il giusto riconoscimento“. “E guardando al fallimento di oggi in prospettiva – continua il presidente di Confagricoltura - crediamo sia il caso di ripartire da basi nuove. Da un rilancio del bilateralismo, non come alternativa, ma come elemento complementare a intese multilaterali; a una modifica del mandato originario di Doha, aprendolo a nuovi temi come quelli della reciprocità delle tecniche di produzione, degli standard ambientali e sociali”.

Il raggiungimento, a Ginevra nei negoziati Wto, di un accordo sulla tutela delle indicazioni geografiche avrebbe contribuito a battere le imitazioni e le falsificazioni del “made in Italy” agroalimentare che valgono complessivamente 50 miliardi di Euro. Così stigmatizza la Coldiretti nel commentare “il fallimento del negoziato sul Wto” ed auspica “che ora si possano trovare occasioni negoziali che consentano di superare gli ostacoli attuali attraverso un approccio nuovo e attento alle reali esigenze di uno sviluppo economico sostenibile dell’economia mondiale”. “L’importante impegno nazionale per una positiva conclusione dei negoziati con la tutela delle indicazioni geografiche e la salvaguardia delle nostre produzioni agricole ed alimentari, va proseguito - sottolinea la Coldiretti - con decisione in futuro. Se dalle prossime trattative internazionali venisse un chiaro stop ai cibi taroccati, potrebbe ad esempio aumentare di dieci volte il solo export nazionale di formaggi tipici verso gli Stati Uniti, dove sono venduti parmesan, mozzarella, asiago, romano e provolone che non hanno nulla a che fare con la realtà produttiva tricolore. E nuove opportunità commerciali si aprirebbero anche per prosciutti, salumi e bevande alcoliche tipiche vittime degli agropirati in ogni parte del mondo, come il Chianti prodotto nella Napa Valley in California”.

“Peraltro, con la riforma della politica agricola, l’Unione Europea - chiude la Coldiretti - ha dimostrato di avere le carte in regola per arrivare ad una conclusione positiva del negoziato, che è infatti fallito su un braccio di ferro che non ha coinvolto il vecchio continente”.

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