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IL 57% DEL PARMIGIANO E’ “IN SVENDITA”,-51% REDDITO NEL 2008. I PRODUTTORI CHIEDONO LO STATO DI CRISI ED E’ OK AL RITIRO DA MERCATO … I PRODUTTORI DEL GRANA PADANO: “VOGLIAMO LE STESSE MISURE DEL PARMIGIANO”

Il 57% del Parmigiano Reggiano viene svenduto sottocosto in iniziative promozionali, perlopiù promosse dai supermercati e dalla gdo, dove è commercializzato l’80% della prestigiosa produzione casearia italiana. Il presidente del Consorzio del Parmigiano Reggiano Giuseppe Alai ha lamentato una percentuale di pezzi venduti a prezzi scontati “eccessiva” al “tavolo di crisi” convocato al Ministero delle Politiche Agricole, che sarà seguito da un nuovo incontro tecnico domani.

Il periodo di difficoltà per il comparto di produzione del “re dei formaggi” perdura da 4 anni, ma negli ultimi mesi i costi di produzione sono aumentati del 18% e la caduta dei prezzi alla produzione è stata “significativa”, lamentano gli operatori che stimano un calo del reddito del 41% nel 2007 e del 51% nel 2008. Nonostante una sostanziale tenuta dei consumi, talvolta accompagnata persino da un andamento crescente del venduto, “il mercato - afferma il presidente del Consorzio Alai - sta vivendo uno dei momenti più difficili, portando al limite la tenuta di un comparto troppo parcellizzato, con 429 caseifici che mediamente trasformano 40.000 quintali di latte. Ciononostante, si tratta di un grande prodotto, che rappresenta il 28% della produzione casearia made in Italy e che per il 22% viene venduto all’estero. Il restante 78% però risente di prezzi ampiamente al di sotto dei costi di produzione”.

“Per questo - ha detto Alai - è doveroso chiedere sostegni per fronteggiare il rischio chiusura di molti allevamenti, che peraltro danneggerebbe anche i consumatori per i prevedibili rialzi dei listino”. Il Consorzio di Tutela del Parmigiano ha, inoltre ,chiesto oggi il via libera al ritiro dal mercato di 100-150.000 forme. “Si sta ipotecando la possibilità di continuare a produrre - ha detto l’assessore all’Agricoltura dell’Emilia-Romagna, Tiberio Rabboni - un formaggio-vessillo del made in Italy nel mondo”.

La Regione Emilia Romagna sta attivando per il settore nuovi finanziamenti pubblici, anche con misure del Psr (Piano Sviluppo Regionale), ma questi passi, ha precisato Rabboni, si sviluppano in un arco temporale “non breve”. Ecco perché, ha detto l’assessore regionale, “servono misure di natura straordinaria, tra cui la dichiarazione dello stato di crisi; la possibilità di ritirare dal mercato parte del prodotto, con la previsione del prodotto “Parmigiano” nei bandi Agea da cui risulta escluso dal 2002; un passo del Ministero delle Politiche Agricole nell’Antitrust affinché il Consorzio possa essere autorizzato a regolare la produzione per un triennio; l’inserimento del parmigiano nella disciplina del sottocosto e nel tavolo di confronto tra Ministero e Gdo; un cofinanziamento pubblico per le campagne promozionali all’estero”.

Le proposte di Rabboni hanno trovato il consenso di Confagricoltura. La Cia ha chiesto un euro in più sui listini per coprire i costi di produzione “quale piccolo calcio alla palla”. Con la Coldiretti che dice “sì al tavolo di confronto con la gdo, ma con armi serie in mano: la distintività e il legame del territorio di un prodotto Ogm-free, perché non va abbassata la qualità”.


La posizione - Grana Padano: “Anche noi vogliamo lo stesso trattamento …”

I mercati del Parmigiano Reggiano e del formaggio Grana Padano “sono sovrapponibili; qualsiasi provvedimento varato per una delle due eccellenze casearie, va fatto anche per l’altra”. E’ quanto chiesto nel “tavolo di crisi” oggi al Ministero delle Politiche Agricole.

Il presidente del Consorzio per la tutela del Grana Padano Nicola Baldrighi ha ricordato che i due grandi formaggi “insieme rappresentano quasi la metà del settore lattiero-caseario nazionale”. Le origini della crisi del sistema “sono sopra le nostre teste - ha poi sottolineato il presidente del Consorzio per la tutela del Grana Padano - e sono di dimensione europea. Grana e Parmigiano, insieme, scontano le difficoltà generali che il settore lattiero-caseario registra in Italia, come in Europa. Ed è centrale - a giudizio di Baldrighi - il tema del controllo della produzione; serve cioè un coordinamento per programmare la quantità di formaggio da immettere sul mercato”.

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