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MENSE ITALIANE A RISCHIO QUALITA’ PER COLPA DELLE ASTE AL RIBASSO: L’ASSOCIAZIONE DEI GESTORI LANCIA L’ALLARME PER SCUOLE E OSPEDALI. “IL PREZZO MEDIO DI UN PASTO IN MENSA, PARI A 4,60 EURO, NON È SOSTENIBILE PER LE AZIENDE SERIE”

Rischio nel piatto per le mense italiane: le gare d’appalto per le scuole e gli ospedali, strutturate sui massimi ribassi, fanno infiltrare sempre più aziende scorrette che usano lavoro nero e non badano alla qualità nel piatto. E’ l’allarme lanciato da Angem e Ancst, ovvero l'associazione nazionale gestori mense aderente a Fipe e l’Associazione nazionale delle cooperative di servizi aderente a Legacoop.

Secondo gli studi di Fipe Confcommercio, il prezzo medio di un pasto in mensa, pari a 4,60 euro, non è più sostenibile per le aziende serie, impossibilitate a recuperare l’inflazione generale se non addirittura quella del settore. Con queste premesse non si stenta a capire quanto stia diventando difficile fare ogni giorno un servizio di ristorazione fondato su qualità e sicurezza. Tutto ciò a fronte di una realtà che vede ogni giorno oltre cinque milioni di persone consumare un pasto nei 20.000 punti di servizio gestiti dalle aziende di ristorazione collettiva.

Per oltre 1 milione di alunni delle scuole materne e 860.000 delle elementari, spesso il pasto in mensa è quello principale della giornata. Ma proprio nelle mense scolastiche, dove la corretta alimentazione dovrebbe essere messa al primo posto anche per il dilagare dell'obesità infantile - aggiungono le due associazioni - il prezzo del pasto è il più basso. I guai, secondo le due associazioni, nascono tutti da un sistema di appalti che è “a dir poco immorale, sia perché il prezzo ha quasi sempre un peso decisivo, sia perché i parametri qualitativi considerati poco hanno a che vedere con la qualità”.

Le aziende di ristorazione collettiva lamentano anche i rincari a due cifre registrati dai prodotti alimentari. Secondo i calcoli Angem e Ancst, nell’ultimo anno, questi aumenti sono costati alle aziende di ristorazione collettiva in media il 6% in più. Ma i gestori delle mense puntano il dito anche sulla mancata applicazione dell’articolo 115 del codice dei contratti pubblici che prevede proprio l’adeguamento dei prezzi al carovita.

“Se a questo - osserva Franco Tumino, presidente Ancst - si aggiunge il ritardato pagamento, la situazione diventa insostenibile. In assenza di interventi concreti per sostenere le aziende serie, il settore sarà sempre più preda della concorrenza sleale”. “Già adesso - osserva Ilario Perotto, presidente Angem - stimiamo che ci siano quasi 30.000 lavoratori in nero sui 70.000 regolari. In termini di pasti somministrati corrisponde a circa 1 miliardo l’anno. Possiamo essere certi su come siano stati composti questi piatti?”.

Se corrisponde a 4,60 euro il prezzo medio di un pasto fornito da un servizio mensa, vuol dire che mangiare a mensa un pasto completo costa meno all’italiano di un pasto consumato in casa, per non parlare di quelli al bar e ristorante. Fipe stima che ,per un semplice spuntino al bar, formato da un panino, una bottiglietta di acqua minerale e un caffé ci vogliono 4,34 euro.

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