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FAO: DA THE A BANCONOTE, I MILLE USI DELLE FIBRE NATURALI

Corde, guaine per insaccati, bustine da the, medicine e banconote: sono degli usi “alternativi” delle molte fibre naturali esistenti al mondo. La Fao, che ha lanciato oggi ufficialmente le celebrazioni dell’Anno Internazionale delle Fibre Naturali, vuole riportare l’attenzione su un settore che costituisce una fonte di reddito importante per i Paesi poveri e in via di sviluppo.

Per fibre naturali non si intende solo il ben noto cotone, principe incontrastato di questo segmento, con i suoi 25 milioni di tonnellate prodotti ogni anno o la lana che segue al secondo posto, nella classifica del valore, con circa 2,2 milioni di tonnellate prodotti in 100 Paesi (Australia in testa, da sola responsabile di un quarto della produzione globale). Esistono, secondo l’agenzia Onu, altre fibre, altrettanto importanti per le economie dei Paesi in cui sono prodotte, come la juta, estratta dalla pianta di Corchorus, seconda fibra per volume di produzione (2,3-2,8 milioni di tonnellate) ma meno remunerativa della lana che viene impiegata per la costruzione di cordami e sacchi, talmente resistenti da essere usati per impedire gli smottamenti.

L’85% della produzione mondiale di juta, biodegradabile e riciclabile al 100%, è concentrata nel delta del Gange. I principali Paesi produttori sono Bangladesh e India e, in misura minore, Cina, Thailandia, Myanmar, Pakistan, Nepal e Bhutan.
Nelle Filippine e in Equador è, invece, nota la coltivazione di abaca o canapa di Manila che viene estratta dallo stelo di una pianta simile al banano e, una volta ridotta in poltiglia, é usata per inguainare salsicce, creare bustine per il the o il caffé, per fare le banconote e con i residui, anche medicine. In Malesia, infine, il kenaf ha ormai sostituito la coltivazione di tabacco ed è impiegato per la costruzione di carta e di giubbotti antiproiettili, mentre le fibre di cocco sono usate nella produzione di materassi e tappezzerie.

Fonte: Ansa

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