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“LA CRISI? SARA’ SALUTARE PER MADE IN ITALY”. LO DICE IL PRESIDENTE COLDIRETTI SERGIO MARINI. OGGI LA SUA CONFERMA AL VERTICE DELL’ORGANIZZAZIONE DELLE PICCOLE IMPRESE AGRICOLE

“La nostra agricoltura produce maggior valore aggiunto per ettaro di quelle di tutti gli altri Paesi e la dimensione ridotta delle nostre imprese, anziché essere un limite per la nostra competitività, potrebbe diventare un vantaggio. Se ne sono accorti i media, gli economisti, i politici, sottolineando come l’agricoltura italiana mostra una forte capacità di resistenza alla congiuntura, ricollegandolo ad un sistema di imprese decisamente più piccole rispetto a quelle delle altre economie”. Lo ha rilevato il presidente Sergio Marini, che oggi sarà riconfermato alla guida di Coldiretti.

“Ritengo che questa crisi, forse lunga e dai connotati inediti, potrebbe avere per il nostro mondo e per le nostre imprese anche un carattere salutare; può rappresentare una occasione unica, e forse irripetibile, per ridare un nuovo ordine delle cose dove verità e concretezza riacquisiscano il primato su falsità e finzione”.

“Crollano uno alla volta i miti della prima globalizzazione, ovvero la grande dimensione come prerequisito per competere, la finanziarizzazione di ogni sistema come misura di modernità, l’omologazione come unico modello culturale ed economico vincente”. “Di converso - ha precisato Marini - riassumono centralità i valori veri dell’agire di ciascuno di noi: la responsabilità, l’affidabilità, l’etica dei comportamenti ed ancora, si recupera pienamente la dimensione dell’identità come qualificazione positiva della persona, dei territori, di tutto ciò che è vero e che non può essere scambiato per altro”.

“Quella che stiamo attraversando - ha proseguito - è una crisi planetaria che ha più radici. Una strettamente economica, legata a processi di finanziarizzazione, cioè al ricorso sistematico (di aziende e persone) all’indebitamento. In pratica, è come se ci fossimo mangiato il futuro, come se avessimo consumato il raccolto prima ancora di seminare. Noi, abituati a fare il contrario, di fronte a cotanta fantasiosa modernità, ci siamo sentiti per un po’ di appartenere alla preistoria dell’economia. Gli esperti ci spiegavano che non stavamo capendo niente: sta di fatto che si è creata una massa di ricchezza fittizia di cui ora paghiamo tutti le conseguenze”.
“Ma non tutti - chiude marini - alla stessa maniera: noi, legati “arcaicamente” a cose reali e concrete come la terra e il cibo, ne pagheremo di meno! Perché tutto ciò ridarà centralità all’agricoltura, prima generatrice di economia reale”.

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