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IL PREGIUDIZIO DELLA NON CONOSCENZA. BASTA BATTAGLIE CONTRO GLI “OGM” DETTATE DALL’IDEOLOGIA E DAL PREGIUDIZIO. CONFAGRICOLTURA: “METTEREMO A DISPOSIZIONE LE AZIENDE PER LA SPERIMENTAZIONE IN PIENO CAMPO DEGLI OGM”. RAPIDA APPROVAZIONE DEL DECRETO

Basta battaglie “anti Ogm” dettate puramente dall’ideologia! Quella di una nuova “rivoluzione verde” che aumenti produzione e rese è una sfida che va affrontata con coraggio e fiducia nel progresso scientifico, senza pregiudizi. Un messaggio forte, che arriva dal Forum di Confagricoltura (Taormina, 26-28 marzo), organizzato dalla più importante associazione di imprese agricole italiane.
Quella delle biotecnologie è una via che non si può più decidere di non percorrere spinti da campagne ideologiche, demagogiche e fuorvianti, come quella lanciata dal Manifesto “Il sistema Agroalimentare cuore strategico di Sviluppo”, appoggiata da tutte le Organizzazioni agricole ad eccezione di Confagricoltura. Le coltivazioni transgeniche aumentano ormai continuamente in tutto il mondo: nel 2008 hanno toccato i 125 milioni di ettari, di cui 65,8 a soia e 37,3 a mais.
Una questione fondamentale, non solo per l’alimentazione umana ma, soprattutto, per la produzione di mangimi per l’allevamento animale, dove ormai a livello mondiale il 70% della soia e il 24% del mais derivano da colture Ogm. Inoltre, l’Italia dipende dall’import di soia per il 92,5% e di mais per l’11,5%. L’Unione Europea, rispettivamente per il 6,1% e il 98%: avvalersi di produzioni non transgeniche prevede costi tutti da valutare.
La diffusione delle coltivazioni Ogm nel mondo sinora ha escluso l’Europa che, nel 1998, ha autorizzato l’ultima - e attualmente unica - varietà per la coltivazione: il mais Mon 810. Mentre sono state decine le autorizzazioni concesse per l’utilizzo anche a fini alimentari e mangimistici dei prodotti transgenici: cotone, mais, soia, colza e barbabietola da zucchero. Una scelta che ha consentito ad altri Paesi di diventare leader nel mondo per la produzione di biotech, Stati Uniti in primis, con una superficie di 62,5 milioni di ettari, seguiti da Argentina e Brasile, con 21 e 15,8 milioni. L’Europa, nel 2008, contava complessivamente appena 107.719 ettari coltivati a Ogm, ma comunque in aumento, se non si tiene conto della moratoria francese.
Se questa è la situazione oggettiva e se è riconosciuta l’importanza economica degli Ogm per la filiera, Secondo Confagricoltura si deve ribaltare l’ottica antistorica e contro la crescita delle imprese che ha animato la “coalizione” e che tanto credito sembra aver avuto tra l’opinione pubblica.
Anche perché l’atteggiamento nei confronti degli Ogm sta cambiando anche tra gli agricoltori italiani: secondo un sondaggio presentato in febbraio 2008 da Demoskopea, il 67% dei maiscoltori della Lombardia (tra cui il 63% degli agricoltori Coldiretti intervistati) è pronto a coltivare sementi Ogm subito e il 74% è a favore delle sperimentazioni in campo aperto di Ogm. E anche 24 premi Nobel e 3.400 scienziati hanno manifestato il loro sostegno alle agro-biotecnologie, definendole “efficaci e sicure” per migliorare agricoltura e ambiente (fonte: www.agbioworld.org). Infine, secondo un’indagine di “Eurobarometro” il 30% degli italiani è favorevole agli Ogm, una percentuale inferiore a quella della sola Olanda all’interno dell’Unione Europea.
Ad avvalorare il pensiero di chi, come Confagricoltura, è a favore della ricerca e contro i pregiudizi finora messi in campo da chi osteggia le biotecnologie, ci sono ormai anche studi scientifici, come i due “Consensus Documents”, uno sulla sicurezza alimentare e uno sulla coesistenza tra le colture, sottoscritti da 20 società scientifiche in rappresentanza di oltre 10 mila ricercatori, che affermano con chiarezza sia come il quadro normativo comunitario è ampiamente affidabile sul piano scientifico; sia che una coesistenza tra agricoltura geneticamente modificata e convenzionale è possibile, a condizioni ben determinate, sempre sul piano scientifico.
Eppure tutto questo sembra essere ignorato da prese di posizione più rigide, basate sul pregiudizio, che non hanno tenuto conto dei pareri della scienza e che hanno sinora impedito anche la sperimentazione, tanto da spingere i ricercatori, in Italia, a chieder di poter esercitare la loro attività nell’interesse del Paese.
Qualcosa sembra comunque stia cambiando. Nei mesi scorsi, inoltre, anche se la notizia è passata quasi sotto silenzio, la Conferenza Stato Regioni ha esaminato positivamente il decreto ministeriale che autorizzerebbe, la sperimentazione per gli Ogm in pieno campo. Mentre a Bruxelles si sta decidendo sull’autorizzazione alla coltivazione di due varietà di mais geneticamente modificate nei Paesi Ue.
Sarebbe la prima volta da dieci anni a questa parte che si concede tale autorizzazione. In Italia basterebbe quanto meno interrompere il divieto alla sperimentazione in pieno campo, come richiesto a viva voce da ricercatori e accademici. Confagricoltura, in questa direzione, ha presentato con l’Associazione Maiscoltori Italiani una proposta per la sperimentazione del mais in secondo raccolto, che potrebbe costituire un primo serio banco di prova per verificare davvero le implicazioni - ma anche i vantaggi - degli Ogm.
Anche per questo, ad avviso dell’Organizzazione degli imprenditori agricoli, è opportuno attuare quanto prima il decreto che darebbe il via alla sperimentazione in Italia, in maniera da consolidare le “regole del gioco”.
Secondo Confagricoltura, che si è detta pronta a mettere a disposizione le proprie aziende per la sperimentazione in pieno campo, l’agricoltura italiana può e deve competere con quella mondiale. E per farlo le grandi potenzialità del nostro sistema agroalimentare vanno regolate con politiche tali da consentire di competere ad armi pari con gli altri Paesi per conquistare nuovi mercati.

Focus - Gli ettari Ogm nel mondo
I Paesi leader - Isaaa 2008 - Milioni di ettari

Usa 62,5
Argentina 21,0
Brasile 15,8
India 7,6
Cina 3,8
Paraguay 2,7
Sud Africa 1,8
Superficie ad Ogm in Europa nel 2008
Spagna 79.269
Francia 21.147
Repubblica Ceca 8.380
Portogallo 4.851
Germania 3.173
Slovacchia 1.900
Romania 7.146
Polonia 3.000
Fonte: elaborazioni su dati Europabio

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