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L’INDUSTRIA LATTIERO-CASEARIA E’ AL VERTICE DELL’AGRO-ALIIMENTARE ITALIANO. BUSINESS DA 14.500 MILIONI DI EURO

E’ sempre la “numero uno”: anche nel 2008, l’industria lattiero-casearia si è confermata il primo settore del comparto alimentare italiano, grazie ai suoi 14.500 milioni di euro di fatturato, in crescita dell’1,04% sul 2007. A rivelarlo sono i dati presentati nell’assemblea annuale di Assolatte (Associazione italiana lattiero-casearia).

La crescita del giro d’affari e del valore dell’export, unita alla tenuta dei consumi, fanno del lattiero-caseario un settore anticiclico, che non sfugge comunque alla difficile congiuntura internazionale. Nel 2008 la produzione è calata in volume dell’1,8% e, per la prima volta, da 10 anni a questa parte, l’export è diminuito in quantità (-5%) anche se il trend resta positivo: dal 1995 al 2008, ha visto più che raddoppiare i volumi. “Grazie all’industria lattiero-casearia, il settore ha tenuto - spiega il presidente di Assolatte, Giuseppe Ambrosi - e si è confermato uno dei motori del “made in Italy”, con 2.100 imprese, 18.000 addetti e metà della produzione italiana di formaggi venduto oltrefrontiera. E’ un primato importante, risultato di una storia dell’eccellenza italiana e non possiamo permettere a nessuno di portarcelo via”.

“Io non credo che le soluzioni ai problemi attuali siano i prodotti a chilometro zero, i mercati contadini o le politiche di esasperato protezionismo, che vorrebbero impedirci di dire che è italiano quello esce dalla nostre aziende, fatto nei nostri stabilimenti, dai nostri operai, secondo una tradizione che abbiamo imparato dai nostri genitori - spiega il presidente di Assolatte, Giuseppe Ambrosi - alla globalizzazione dobbiamo rispondere con efficienza, competitività, semplificazione, fiducia nell’attività di impresa, per arrivare preparati alle opportunità che si apriranno con la fine della crisi”.

Già i primi mesi del 2009, hanno mostrato timidi segnali di ripresa. “Nel primo bimestre 2009, la bilancia commerciale del settore caseario italiano - prosegue Ambrosi - è andata in attivo, per la prima volta nella sua storia, visto che ha registrato un saldo positivo di 11,791 milioni di euro. Un risultato di straordinario significato e una svolta storica per il settore lattiero-caseario italiano ma anche la conferma di un trend ormai ventennale che vede i formaggi italiani sempre più apprezzati e valorizzati in tutto il mondo”.

Anche il Ministro delle Politiche Agricole Luca Zaia ha voluto testimoniare l’importanza del settore con un messaggio di saluto rivolto all’assemblea degli associati Assolatte, confermando l’attenzione del suo dicastero per un settore di fondamentale importanza per l’economia nazionale: “con la mia azione di Governo, sosterrò tutte le attività e le iniziative utili a rafforzare le nostre imprese e la loro capacità di essere competitive, anche sui mercati internazionali, proprio puntando sui punti di forza del made in Italy: qualità, sicurezza, trasparenza, identità e tradizione. Insieme condividiamo lo stesso obiettivo: tutelare e valorizzare il nostro ricchissimo patrimonio agroalimentare, le eccellenze che tutto il mondo ci invidia”.

Nel 2008 la produzione di formaggi Dop è rimasta sostanzialmente stabile sul 2007 a 457.566 tonnellate (-0,3% sul 2007). Il 75% di questa produzione proviene da strutture industriali, con punte del 100% per alcuni formaggi, come Gorgonzola e Taleggio.

La recessione, secondo Assolatte, ha spinto 1/3 degli italiani a ridurre i consumi alimentari, ma non ha in alcun modo diminuito la quota di coloro che acquistano/consumano formaggi (97%), latte (91%, il dato migliore del decennio), e yogurt (77%).

“I consumatori parlano di una contrazione nelle quantità acquistate, con valori diversi a seconda dei prodotti, ma 72 su 100 non hanno abbassato la qualità dei prodotti lattiero-caseari che acquistano”, ha spiegato il sociologo Enrico Finzi. Aumenta anche il trend degli yogurt probiotici e salutistici, di cui ben 8 milioni di nostri connazionali dichiarano di aver incrementato i consumi, e l’apprezzamento per i formaggi Dop, che l’87% degli italiani considera uno dei pilastri portanti dell’edificio del made in Italy alimentare.

Sul fronte dei consumi interni, i singoli prodotti lattiero-caseari registrano andamenti diversi. Il 2008 registra un bilancio sostanzialmente positivo per i principali formaggi Dop (con un +4,60% in quantità per il Pecorino Romano Dop), una stabilità nei consumi di formaggi fusi e un dato positivo per la mozzarella vaccina, che ha aumentato i volumi dell’1,78%. Continua, anche se a velocità più lenta che in passato, la crescita degli acquisti domestici di yogurt e latti fermentati, che registrano un +0,8% a volume sull’anno precedente, arrivando a 336.000 tonnellate. Se il prodotto più consumato resta lo yogurt ai gusti (35,8% delle vendite), i sante’ in pochi anni sono arrivati al 29,8% di quota.

L’analisi dell’export rivela che l’Italia vende in tutto il mondo soprattutto formaggi: e benchè nel 2008, dopo 20 anni di continui incrementi, le quantità esportate siano diminuite del 5,2% questa flessione è stata compensata dalla crescita del 4,4% del giro d’affari. Il nostro miglior cliente si conferma la Francia, che copre il 19% dell’export caseario italiano, seguita dagli Usa (12,8%), dalla Germania (12,6%) e dal Regno Unito (9,6%). Questi 4 Paesi assorbono oltre la metà delle esportazioni italiane di formaggi. Con oltre 84.000 tonnellate, la mozzarella e gli altri formaggi freschi rappresentano la tipologia di formaggi italiani più venduta all’estero: nonostante il calo di oltre il 3% registrato a volume nel 2008, il loro giro d’affari è aumentato di quasi il 5%. Hanno rallentato le esportazioni di Grana Padano e Parmigiano Reggiano, che insieme totalizzano 58.489 tonnellate e che sono arretrate del 3,7% in quantità e del 3,69% in valore, ma compensate dalle performance dei grattugiati, che perdono poco sui volumi (-2,1%), ma guadagnano bene in valore (+10,9%). Quanto al Provolone e al Gorgonzola, anche se hanno visto ridursi i volumi venduti all’estero hanno “tenuto” a livello di fatturato, con il Provolone che l’ha addirittura incrementato del 3%. Complessivamente buona la situazione del Pecorino, che pur perdendo oltre l’11% dei volumi, ha di fatto mantenuto invariato il valore, riuscendo a spuntare incrementi di prezzo dell’ordine del 12%, nonostante le difficoltà dell’economia americana.

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