Falde acquifere inquinate, ‘rigurgitanti’ nitrati e fosfati, superfici contaminate, inquinamento atmosferico da ammoniaca e ossidi di azoto, zone morte nelle aree costiere, dove l’invasione di alghe ha rubato l’ossigeno alla vita marina: sono i devastanti colpi inferti al pianeta con l’abuso di fertilizzanti che si fa oggi soprattutto in Cina e a Occidente, mentre nel Sud del Mondo, in Africa in primis, la terra coltivata è povera di nutrienti e offre scarsa disponibilità di cibo. Scattata da uno studio pubblicato sulla rivista “Science”, è la fosca immagine del pianeta a causa dell’uso e abuso di nitrati, fosfati e altri fertilizzanti in campi di grano in Cina, Usa, Africa Sub-sahariana.
Servono politiche diversificate nel mondo, spiega Peter Vitousek dell’Università di Stanford in California, per aiutare i paesi poveri a implementare i raccolti agricoli inducendo le autorità locali a dare sussidi ai coltivatori affinché usino più fertilizzanti, e viceversa servono politiche rigide nei paesi che abusano; in America, ad esempio, dove fino agli anni ‘90 si abusava enormemente di fertilizzanti, i risultati sull’ambiente si vedono tuttora che le maglie dei regolamenti si sono strette, mentre in Cina oggi l’abuso di fertilizzanti raggiunge livelli vertiginosi.
La ricerca, infatti, mostra dati impressionanti: in Cina, dove i produttori di fertilizzanti ricevono sussidi dal Governo, il raccolto medio di grano è cresciuto del 98% per acro dal 1997 al 2005 e l’uso dei fertilizzanti del 271% (cioé quasi triplicato) col risultato che quasi metà dei nitrati usati, ben 227 chili dei 588 usati annualmente per ettaro di terreno, si disperdono inquinando. In Africa Sub-sahariana, invece, si usano solo 7 chili di nitrati per ettaro per anno e la perdita netta di nitrati al momento del raccolto è di ben 46 chili per ettaro l’anno. Negli altri paesi, spiegano gli autori dello studio, mentre in Europa le stringenti regolamentazioni adottate sia a livello nazionale sia a livello comunitario sono servite a ridurre l’abuso di fertilizzanti (ma soprattutto in Nord Europa, rimangono problemi in alcune nazioni), gli Usa, che pure sono migliorati, ancora contribuiscono all’inquinamento per le perdite di fertilizzanti in eccesso. Il picco di abuso, soprattutto a Ovest nelle grandi piantagioni di grano, c’é stato tra gli anni ‘70 e ‘90, determinando ad esempio la comparsa di una zona morta nell’area costiera del Golfo del Messico. Qui infatti le tonnellate di fosfati disperse in acqua hanno supernutrito le alghe che hanno invaso il territorio marino rubando ossigeno ai pesci e rendendo l’ambiente inospitale. Questa zona morta tuttora esiste e la sua estensione varia negli anni in funzione del quantitativo di fertilizzanti di volta in volta disperso nelle acque, unitamente alle sostanze di scolo e ai rifiuti prodotti dagli allevamenti intensivi di bestiame.
Servono incentivi ai paesi africani per aiutare i coltivatori a comprare e usare fertilizzanti: un esempio illuminante è il Malawi che, grazie a politiche a favore degli agricoltori, è passato da paese nella morsa della malnutrizione a esportatore di grano. Bisogna inoltre limitare l’uso dei fertilizzanti laddove è eccessivo, insegnando ai coltivatori tecniche agricole più produttive che diminuiscano la necessità di fertilizzare senza diminuire il rendimento dei raccolti.
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