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VINEXPO 2009, APERTURA ALL’INSEGNA DI UN CALO NELLE ESPORTAZIONI DI VINO FRANCESE (-20%). MA I BUYER, SECONDO UNO STUDIO SOPEXA, GUARDANO AL FUTURO CON OTTIMISMO. E INTANTO I CINESI ACQUISTANO CHÂTEAU RICHELIEU NELLA REGIONE DI BORDEAUX

In un contesto generale di calo delle esportazioni di vino francese, il Vinexpo 2009, la grande fiera internazionale, in cui 40.000 professionisti si confronteranno da domenica 21 a giovedì 25 giugno a Bordeaux, più che mai si appresta a diventare il luogo dove è possibile intuire le strategie mondiali in questo particolare momento di difficoltà. Fin dall’inizio della crisi economica, in molti hanno privilegiato la vendita delle loro scorte, invece di acquistare. Adesso occorre che anche gli acquisti si rimettano in moto.
Secondo l’autorevole quotidiano francese “Le Monde”, per Alice Loubaton dell’ufficio di New York di Sopexa, la società di supporto per gli esportatori di vino e cibo francese (una sorta di Ice francese) “per diverse settimane, i professionisti del vino d’oltre oceano hanno seguito l’evolversi delle iscrizioni al Vinexpo a Bordeaux dei propri rappresentanti. A causa della crisi, hanno rimandato il più possibile la loro adesione alla fiera, ma, all’ultimo momento, molti hanno deciso di tornare e ci saranno anche gli acquirenti all’ingrosso”.
“E’ un momento imprevedibile, i mesi passano e non sono uguali. Marzo è andato male, maggio è stato buono - spiega Antoine Leccia, direttore generale di Jeanjean - è difficile vedere chiaramente cosa succederà ed è impossibile fare previsioni almeno approssimativamente valide prima della prossima vendemmia”.
Le esportazioni di vino francese per il Regno Unito e gli Stati Uniti, per la maggioranza affidate a commercianti anglosassoni, sono in caduta libera, ma resiste il mercato asiatico.
Secondo il parere della Federazione francese del vino e degli alcolici le esportazioni diminuiranno del 20% nel 2009. Nel primo trimestre, le statistiche del governo mostrano un calo del 30% in valore e del 15% in volume, che tocca principalmente la produzione top della Champagne.
Più ottimista la Sopexa, secondo cui i consumatori non stanno cessando completamente il consumo del vino e la società francese presenterà proprio al Vinexpo uno studio, una specie di barometro sulla situazione.
Più di 300 buyer provenienti da 16 paesi sono stati intervistati e quasi la metà rimangono ottimisti per il 2009 e per l’80% di loro, i vini francesi restano un pilastro del loro portafoglio prodotti. La Francia mantiene una posizione migliore rispetto ai suoi concorrenti sui vini di qualità, quelli per le occasioni speciali e quelli d’immagine. Per Bertrand Girard, direttore di Sopexa “la Francia, è in grado di soddisfare tutti i segmenti del mercato, ha solo bisogno di organizzare i propri marchi. Mentre per quanto riguarda i vini a denominazione e di terroir possiede già la leadership assoluta e non sembra essere minacciata da nessun concorrente, neppure dai grandi vini del Nuovo Mondo che ora sembra interessarsi al terroir ...”.
Lo studio della Sopexa evidenzia anche, non solo tra gli acquirenti ma anche tra gli stessi operatori, la sempre più incalzante richiesta di vini dal prezzo accessibile. “Mentre le esportazioni dei grands crus classés si è quasi arrestata, resta vivo l’interesse verso le denominazioni intermedie o più basse, che garantiscono ancora un dinamismo al mercato”, osserva Philippe Laquèche, direttore generale della casa di negoziazione bordolese Yvon Mau, controllata dal gruppo spagnolo Freixenet. In questo rovescio, ha trovato che la sua posizione negoziale di tutte le bande orarie è un bene. Stesso parere per il gruppo Jeanjean, della Languedoc-Roussillon, che esporta all’estero il 40% della propria produzione. “Se vogliamo resistere bene alla crisi, la nostra gamma di prodotti deve comprendere prodotti da 1 a 1000 euro a bottiglia. La fascia alta è attualmente un mercato difficile, ma il vino tra 3 e 8 euro è assolutamente di facile vendita”, spiega il direttore del gruppo Antoine Leccia.
Ma qualche pericolo i vini francesi continuano a correrlo almeno stando a quanto spiega l’americano Martin Sinkoff, importatore della società newyorkese Frederick Wildman & Sons “In questo contesto di crisi economica, e dato l’andamento del consumo, i vini francesi sono i meno favoriti, sono più costosi e difficili da capire”.

Un punto che non sfugge neppure allo studio di Sopexa che indica i vini francesi in debito di appeal soprattutto per il prezzo. Restano, però, i più richiesti in Cina, specialmente i grands crus, mentre i tanto sponsorizzati dal mondo anglosassone vini biologici o rosé risultano ancora delle nicchie di mercato.
Conferma neppure tanto indiretta di questa tendenza, l’acquisizione di Chateau Richelieu, da parte della società “Hongkong A and A international” che l’ha comprata dall’olandese Arjen Pen e da altri azionisti proprio “per rispondere alla forte domanda cinese di vino francese e in particolare dei grandi cru del bordelese”, ha spiegato il gruppo cinese specializzato nel lusso. I termini dell’affare non sono noti, ma il fatto resta: una delle prime proprietà appartenute al cardinale Richelieu, è passato sotto bandiera cinese. Si tratta di 17 ettari di vigneto nel pieno della sottozona di Fronsac, non una delle più note della Gironda, ma pur sempre di buon prestigio, nel territorio di Bordeaux.

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