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ADDIO COLDIRETTI, CIA, CONFAGRICOLTURA, COPAGRI. ARRIVA L’ORA DEI SINDACATI DEI DELUSI

Ala, Ata, Cra, Altragricoltura. Ecco i nomi dei sindacati degli agricoltori stanchi e delusi dalle organizzazioni di rappresentanza storiche. Gli agricoltori “arrabbiati” che hanno deciso di dare vita a nuovi organi di rappresentanza “per difendere e tutelare gli agricoltori” contro “sindacati parassiti che hanno rovinato gli agricoltori” per i propri interessi. E che hanno operato negli ultimi anni “unicamente per mantenere i propri apparati e le loro gerarchie”. Addio a Coldiretti, Cia, Confagricoltura e Copagri, dunque. Almeno per quella frangia di “trasversali” che vogliono di più e che pensano sia stato fatto troppo poco.

Da Nord a Sud, da destra a sinistra, gli agricoltori gridano ora “vendetta” e denunciano “vergogna” con il punto esclamativo. L’Associazione Liberi Agricoltori, è nata nelle Marche, a Macerata, il 2 maggio 2009, strappando soci ai sindacati agricoli preesistenti sul territorio.

Le cose sembrano essere andate nello stesso modo, più o meno, al Sud. Dove è nata due anni fa Altragricoltura, il movimento agricolo guidato da Gianni Fabbris che si è battuto in passato per le aziende sarde di Decimopotzu logorate dai debiti. Praticamente, secondo Fabbris, fino ad ora “è mancato un progetto per il futuro dell’agricoltura ed è mancata una strada alternativa alla crisi”. E la colpa della situazione drammatica in cui versa oggi il settore “è degli stessi sindacati agricoli che hanno operato solo nei loro interessi nel tentativo di mantenere un legame stretto con i governi”. E con l’obiettivo di “garantire la propria sopravvivenza mantenendo in vita gli apparati gerarchici”. Basta quindi con la “burocratizzazione” e con “un’organizzazione verticale” dei sindacati che “non ha fatto altro - secondo Fabbris - che aumentare le distanze tra i lavoratori della terra e le istituzioni”. Tanto che “la difficoltà più grande che abbiamo oggi - incalza il presidente di Altragricoltura - è quella di riconquistare la fiducia degli agricoltori, delusi da chi avrebbe dovuto lavorare per loro”.

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