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“IL 2010 SARÀ UN ANNO DI RECUPERO, LA CRESCITA RIPRENDERÀ NEL 2011”. LA PREVISIONE DEL PRESIDENTE DI FEDERALIMENTARE, GIAN DOMENICO AURICCHIO. “ALLA FINE DELLA RIPRESA L’ASTICELLA DELLE COMPETITIVITÀ SARÀ SPOSTATA PIÙ IN ALTO”

“La flessione delle economie e dei mercati sarà lunga e la ripresa vedrà, alla fine, l’asticella della competizione posta più in alto, fra aziende dinamiche e forti, “selezionate” dalla crisi e distintive nei prodotti”. È la previsione del presidente di Federalimentare, Gian Domenico Auricchio che, nella presentazione in Confindustria del bilancio 2009 e delle previsioni 2010 per il settore, vede nell’anno appena iniziato “un recupero” per l’industria alimentare italiana”.
L’export, secondo Federalimentare, dovrebbe cancellare il -4% del 2009 sul 2008, “per riprendere poi nel 2011-2012, seppure con tassi modesti, il trend espansivo”. Anche la produzione industriale del settore, secondo Auricchio, dovrebbe rivedere i valori precedenti la crisi e i consumi tornare più tonici, “pur se in misura ridotta rispetto ai miglioramenti della produzione e dell’export. Occorre sfruttare la crisi - afferma Auricchio - per portare a compimento obiettivi di efficienza, competitività e logistica, fin qui disattesi, in chiave di sistema, nell’area delle Pmi”. Guardando i dati, i trend del settore sono in recupero sul -6/-7% di inizio anno, e comunque lontani dal -24% sul 2008 della produzione italiana complessiva. Sull’export alimentare 2009 ha pesato il -13,2% degli Usa e del -9,5% del Canada, a cui si sommano quelli dei grandi mercati europei, a cominciare dal primo sbocco del “food & beverage” nazionale, la Germania (-3,4%), e poi la Francia (-2,8%) e il Regno Unito (-6,6%). Le migliori performance sono state per la trasformazione degli ortaggi (+11,3%), il molitorio (+8,8%), la birra (+3%) e il dolciario (+3,0%). Cali superiori alla media, invece, per zucchero (-22,6%), trasformazione della frutta (-17%), oli e grassi (-13,8%), alimentazione animale (-8,8%) e anche il comparto leader, quello di vini e mosti (-6,2%).
Capitolo a parte quello della “pasta”: il calo del -9,9%, secondo Federalimentare è influenzato dalla discesa dei prezzi del prodotto, legata al calo delle quotazioni internazionali dopo la fine del boom delle commodity. A livello quantitativo, infatti, l’export del comparto pastaio ha registrato un leggera variazione positiva di quasi due punti.
In linea col calo medio dell’export di settore, il comparto lattiero-caseario (-4,4%), e cadute più contenute per le acque minerali e gassose (-3,3%), il riso (-3%), il comparto ittico (-2,7%) e le acquaviti e i liquori (-1,9%).
Sul fronte del mercato interno - sottolinea la Federalimentare nella sua analisi - le vendite “soffrono per la crisi di capacità di acquisto e la conseguente riflessività della spesa degli italiani. Dopo la flessione del -2,5% dei consumi alimentari 2008, i dati dei primi 10 mesi 2009 indicano un calo del -1,6% sul 2008, in linea con la perdita di capacità di acquisto delle famiglie nel 2009 (dati Istat).
La contrazione dei consumi, precisa Federalimentare, colpisce soprattutto il “fuori-casa”. La spesa alimentare, inoltre, manifesta crescenti profili “low cost”, che limitano la possibilità di recupero dei margini da parte delle aziende.

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