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“I SOLDI DI FEDERCONSORZI RESTANO A CASA. MA SOLO PER ORA. SI RIAPRE LA PARTITA DEI CONSORZI. I “GIOCATORI” SONO SEMPRE GLI STESSI”: PROSEGUE L’INCHIESTA DE “IL VELINO” SU NEWCO COLDIRETTI. SI PARLA ANCHE DI CONFAGRICOLTURA. CIA: “DISEGNO POLITICO”

Giudicato inammissibile l’emendamento al Milleproroghe per “sbloccare” i soldi della Federconsorzi. E di conseguenza per re-distribuire centinaia di milioni di euro agli agricoltori oppure lasciare tutto in gestione alle banche. L’emendamento al Milleproroghe, voluto dal presidente della Commissione Agricoltura del Senato Paolo Scarpa Bonazza Buora, aveva come obiettivo quello di abrogare il comma 2 dell’articolo 5 della 410/1999. Così da evitare lo “scioglimento” della Federconsorzi, recuperare l’eventuale avanzo che c’è e re-incanalare il denaro - si stimano circa 400 milioni di euro - nel nuovo progetto NewCo della Coldiretti. E se è polemica tra chi pensa ad un comportamento a “favore” dell’organizzazione capeggiata da Sergio Marini (che aveva già ottenuto la mutualità prevalente qualche mese fa) e chi “preferisce dare i soldi agli agricoltori piuttosto che alle banche”, Scarpa Bonazza dichiara a “Il Velino” che la questione non si chiude qui: “ci saranno altri provvedimenti e altre occasioni in cui cercheremo di far valere le ragioni a favore di una sana concorrenza nel mondo agricolo nell’esclusivo interesse degli agricoltori italiani”. Prosegue, così, l’inchiesta de “Il Velino” sulla NewCo della Coldiretti.

Secondo “Il Velino”, “quando il piatto è ricco, di solito però c’è da mangiare per tutti”. In seguito al crack del 1991 da oltre 4.400 miliardi di vecchie lire per il quale le banche revocarono il fido alla Federconsorzi, tutto il pacchetto fu commissariato. E passò in concordato preventivo, in mano a una Società di gestione per la realizzazione Sgr costituita ad hoc nel 1993. Il valore dei beni provenienti dalla Federconsorzi in liquidazione giudiziaria (consorzi in mano alla Coldiretti per il 75% e in mano alla Confagricoltura per il 20%) furono stimati all’epoca in 3.900 miliardi di lire. Vale a dire più o meno 2 miliardi di euro di 20 anni fa. Ma il prezzo pagato dalla Sgr costituita da una cordata di banche e imprese (come Api e la Fiat) fu di “soli” 2.150 miliardi di lire. Generando un plusvalore di 1.750 miliardi di lire. Per “Il Velino” “dalla bagarre di quegli anni di certo almeno due organizzazioni sembrano averci guadagnato”: la Coldiretti ha acquistato per 71 miliardi di lire - contro i 200 indicati dal Tribunale fallimentare di Roma su perizia di Enrico De Santis - palazzo Rospigliosi. E Confagricoltura ha fatto un vero e proprio affare comprando per “appena” 19 miliardi Palazzo della Valle. A dispetto della stima del Tribunale di oltre 45 miliardi di lire. E se, sottolinea “Il Velino”, come scrive il “Corriere della Sera” il 9 aprile 1996, lo storico leader della Coldiretti Arcangelo Lobianco “grida al patto scellerato quando la Sgr rileva il patrimonio Fedit per meno della metà del valore minimo stimato dal tribunale, tace dopo che la Coldiretti sembra aver trovato qualche motivo di consolazione”. Dunque, riporta “Il Velino”, “l’emendamento “Scarpa” potrebbe far comodo a chi vorrebbe usare la NewCo come “contenitore vuoto” per operazioni immobiliari”.

“Nessuna organizzazione agricola rompe il silenzio sulla faccenda”, sottolinea “Il Velino”, tranne il presidente della Cia Giuseppe Politi che dalle pagine del “Corriere della Sera” parla di “un disegno politico sponsorizzato dalla Coldiretti al fine di ricostituire la Federconsorzi dentro la cui cassaforte ci sono crediti che fanno gola a molti”. Praticamente a parlare, secondo “Il Velino”, è l’unica organizzazione agricola a non avere nulla nei consorzi agrari. I commissari di Federconsorzi rivendicano tuttora crediti che la Federazione vantava nei confronti dello Stato per un totale di 500 milioni di euro. In una lettera, fatta pervenire a “Il Velino” da un legale che ha seguito e tutelato gli interessi di alcuni creditori nel corso di tutta la procedura di Federconsorzi si sostiene che “non risulta vero che la Federconsorzi oggi ha ancora 60 immobili, detti beni sono tutti in capo attualmente della Smia Sgr Spa in liquidazione che aveva all’epoca rilevato in massa i beni con l’atto quadro del 1993. Parimenti non è neppure vera la rappresentazione che vi è un contenzioso in essere tra i consorzi agrari e la Federconsorzi in bonis”.

E per “Il Velino” non finisce qui: in un annuncio pubblicitario a colori di quattro colonne apparso sul “Corriere della Sera” del 5 giugno 2008, si sollecitavano le manifestazioni di interesse per i residui gioielli del patrimonio immobiliare che la Federconsorzi aveva accumulato nella sua storia durata un secolo. Secondo “Il Velino”, con la sola indicazione della via e del numero civico è stato posto in vendita un intero isolato di Piazza Indipendenza, affittato alla Presidenza del Consiglio, insieme ad altri 68 immobili, in genere di grande pregio, compresa la tenuta agricola di Villa York alle porte di Roma. A vendere, sottolinea “Il Velino”, “è la Società Gestione per il Realizzo (formata dai più importanti gruppi bancari italiani) che possiede tali immobili tramite un gruppo di società controllate. La stessa Villa York che sembrerebbe essere, stando agli ultimi sviluppi, ancora in gioco. La partita “infinita” sui consorzi agrari si è riaperta rimettendo gran parte della posta originaria in gioco. Ma i giocatori seduti al tavolo sembrano essere, dopo venti anni di agricoltura, sempre gli stessi”.

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