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PROSCIUTTO, IN ITALIA È BOOM PER QUELLO “COMUNE” (+35%) A SCAPITO DELLE DOP, CON IL “PARMA” CHE SCENDE DELL’8,2%. E CONFAGRICOLTURA LANCIA “L’ALLARME QUALITÀ” PER IL SETTORE

In Italia, terra di prodotti tipici e certificati, è boom per il prosciutto crudo “comune”, che da gennaio 2009 a gennaio 2010 ha visto la produzione schizzare del +35,5%, contro un calo delle cosce Dop: se il San Daniele ha tenuto botta con un +0,8%, il Prosciutto di Parma ha registrato un netto -8,2%. Un saldo negativo significativo per le due principali Dop del prosciutto italiano, che ha suscitato l’allarme “qualità” di Confagricoltura, preoccupata dalla perdita di terreno del prodotto italiano di eccellenza.

“Questo settore - commenta l’organizzazione delle imprese agricole - ha fatto della qualità la sua bandiera, con due Dop importanti che valorizzano l’allevamento e la trasformazione nazionale. La crescita esponenziale del prodotto “generico” provoca una diffusa omogeneizzazione qualitativa delle produzioni suinicole nazionali, con conseguente e costante ribasso della qualità dei prosciutti e del livello dei prezzi del prodotto fresco”.

Le produzioni tradizionali, per Confagricoltura, non riescono più ad indirizzare “come un tempo facevano e come dovrebbero ancora fare l’andamento dei corsi. Bisogna ripensare il settore, avendo chiari obiettivi e strategie condivise a livello di filiera. Continuare ad imputare la situazione negativa del mercato a cause esogene (quindi, non controllabili) dalla filiera nazionale, non aiuta”.

Ovvero migliorare la selezione qualitativa del prodotto fresco, incrementare e rendere più stringenti i controlli e le verifiche sul totale rispetto delle norme disciplinari da parte del prodotto fresco e del prodotto in stagionatura, limitare al massimo la possibilità di ricorrere alle “regolazioni assistite” (cioè la “regolarizzazione” Dop di prosciutti con marchi illeggibili), rendere più efficaci le attività di tutela al consumo e certa l’applicazione delle eventuali sanzioni.

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