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CONSUMO CONSAPEVOLE? GENITORI E FIGLI SI CONFRONTANO SUL WEB, GRAZIE A “LE PAROLE PER DIRLO”, LA CAMPAGNA CONTRO L’ABUSO DI ALCOL DI ASSOBIRRA. IN EVIDENZA: PER IL 59,8% DEI GIOVANI LA FAMIGLIA PRIMO RIFERIMENTO. FOCUS: IL PENSIERO DI VERONESI

Un pool di esperti multidisciplinari, un sito internet per dare la possibilità a genitori e figli di dialogare, magari protetti da un “nick name”, abbattendo le barriere intergenerazionali, e la prima guida dedicata ai genitori per aiutare i propri figli a diventare adulti responsabili, anche nel consumo delle bevande alcoliche: è “Le parole per dirlo”, la campagna promossa da AssoBirra con il patrocinio del Ministero della Gioventù, per individuare strumenti adatti da mettere a disposizione delle famiglie per affrontare il tema del rapporto tra i giovani e l’alcol, attraverso il web ed i social network, online da oggi su www.beviresponsabile.it.
“Anche in Italia, come in tutto il resto del mondo, c’é molta preoccupazione per l’incremento del consumo di alcolici tra i giovani e i giovanissimi - sottolinea Piero Perron, presidente di AssoBirra - eppure in famiglia l’alcol è ancora un argomento tabù. Per questo abbiamo pensato di lanciare questa campagna all’insegna della semplicità e della concretezza, avvalendoci del contributo di autorevoli esperti”.
E’ una “casa virtuale” il website firmato Assobirra, strutturato in tre diverse stanze: una dedicata ai genitori, una pensata per i figli, e una trasversale e dedicata, appunto, al dialogo. In ogni stanza sarà possibile lasciare un proprio messaggio, parlare con gli esperti, testare la propria abilità di comunicatori. Nell’area genitori è inoltre attiva una “help line” con Anna Maria Ajello, professoressa di Psicologia dell’Educazione all’Università La Sapienza di Roma, che, ogni settimana, risponderà a 5 domande degli utenti sul tema alcol e giovani. Infine sempre dal sito sarà possibile sfogliare e scaricare un’inedita guida per i genitori, con la prefazione di Umberto Veronesi e realizzata con la consulenza di un gruppo multidisciplinare di esperti: da un medico di famiglia (Claudio Cricelli) ad un sociologo (Costantino Cipolla), da una pedagogista (Vera Slepoj) fino ad una psicologa (Anna Maria Ajello) e uno psichiatra (Andrea Balbi).

In evidenza - Ricerca Doxa/Osservatorio Permanente Giovani e Alcol: per il 59,8% dei giovani, in tema di alcol, è la famiglia il primo riferimento
Arriva proprio dai ragazzi una conferma sulla centralità della famiglia anche in tema di consumo responsabile in tema di alcol: è quanto emerge da una ricerca Doxa/Osservatorio Permanente Giovani e Alcol, secondo la quale, per 6 ragazzi su 10 (59,8%) i genitori sono il primo punto di riferimento rispetto al modo di consumare bevande alcoliche, davanti, quasi a sorpresa, all’amico fidato (49%) e al medico di famiglia (42,3%), figura che assume comunque un ruolo importante, soprattutto se si guarda la sfiducia mostrata nei confronti delle agenzie educative, in particolare la scuola (25%), e del ruolo secondario attribuito al gruppo dei coetanei (33,5%).
Più in generale, 7 ragazzi su 10 (69,8%) ritengono che i genitori facciano bene a dare raccomandazioni sul tema alcol. E persino i più “contestatori” (26%) ritengono che sia un dovere dei genitori dispensare consigli, anche se spesso poi decidono di non seguirli.

Focus - Il pensiero di Umberto Veronesi: “Non bastano paletti, serve dialogo”
“Il tema giovani e alcol mi sta particolarmente a cuore perché riguarda l’educazione dei nostri ragazzi. Sono padre di sette figli e trovo che uno dei compiti più impegnativi del genitore sia quello di parlare con loro”: è il pensiero di Umberto Veronesi, secondo il quale, “se alcuni giovani inseguono il cosiddetto “sballo” è perché vivono in una realtà in cui si trovano male e il disagio giovanile è una malattia dell’anima che ha bisogno di trovare un ascolto”.
“Per limitare gli eccessi - prosegue Veronesi - non basta mettere dei paletti, ma occorre prendere in considerazione tutto lo scenario che sta a monte dell’abuso; se un ragazzo apprende fin da piccolo ad essere moderato in tutto, più difficilmente cadrà in quegli stili di vita che vedono spesso i giovani accorrere al rito pomeridiano dell’happy hour, o abbandonarsi all’insensato “binge drinking” fino all’ubriacatura. Creando un vero dialogo - conclude Veronesi - i nostri figli potranno trovare una risposta alle loro domande e noi svilupperemo la capacità di comprendere tempestivamente le situazioni di disagio”.

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