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OGM VENDUTI ANCHE DAI CONSORZI AGRARI DELLA NEWCO COLDIRETTI: SECONDO UN’INCHIESTA DE “IL VELINO”, “UN PARADOSSO PER UN’ORGANIZZAZIONE SINDACALE CHE SI FA PALADINA NELLA LOTTA CONTRO GLI OGM IN ITALIA”

“I consorzi agrari vendono mangimi Ogm ai propri associati. Un paradosso se si considera che i consigli di amministrazione dei consorzi agrari sono per il 75% in mano alla Coldiretti, organizzazione sindacale che si fa paladina nella lotta contro gli organismi geneticamente modificati in Italia”: a dirlo un’inchiesta dell’agenzia “Il Velino”, che, spiega, “per consorzio agrario si intende una società cooperativa a responsabilità limitata che ha il fine di garantire beni e servizi ai soci ed al mondo agrozootecnico e agroalimentare. Quindi vendere anche i mangimi a base di soia agli allevatori”. Secondo “Il Velino”, sembrerebbe che il consorzio per eccellenza del made in Italy agroalimentare, quello di Lodi e Milano, non produca solo mangimi “liberi” dagli organismi geneticamente modificati. “Non commento”, sottolinea il direttore del consorzio Mario Boggini. E viene fuori che il consorzio vende quello che vuole vendere e che gli chiedono i propri allevatori. Per “Il Velino”, “una cosa è certa: tra i consorzi italiani c’è chi ha deciso di puntare sull’Ogm free e c’è chi ha deciso di puntare sui mangimi transgenici. Anche perché su una cosa non c’é dubbio: la produzione italiana non basterebbe a garantire l’approvvigionamento del settore zootecnico dal quale derivano poi i più prestigiosi brand del made in Italy”.

A confermarlo, è il parlamentare leghista Fabio Rainieri, noto produttore di Parmigiano Reggiano: “in Italia la soia venduta dai consorzi è tutta Ogm”, spiega. Anche perché “di soia in Italia ce n’è talmente poca che non si può fare altrimenti. I mangimi usati per gli allevamenti zootecnici da cui escono le forme del prodotto principe del made in Italy agroalimentare, sono tutti certificati dal Consorzio del Parmigiano Reggiano. Le ditte mangimistiche sono iscritte in un albo all’interno del Consorzio del quale seguono i dettami. Ma non c’e’ verso, se il mais e gli altri prodotti sono “free”, lo stesso non vale per la soia. Che in Italia non basta mai. Anzi, praticamente è inesistente”. Il guaio, spiega Rainieri, “è che i produttori del Parmigiano Reggiano devono seguire rigorosi criteri di produzione dettati dal disciplinare. Che non prevede l’utilizzo di sottoprodotti per quanto riguarda l’apporto proteico. Ma solo materie prime nobili”. Tradotto: “possiamo usare solo soia Ogm, proveniente per lo più dagli Stati Uniti, per alimentare i nostri animali. Purtroppo abbiamo le mani legate”. Ma Rainieri si dice comunque contrario agli Ogm. E, sottolinea Il Velino, affonda il tiro sull’assessore all’Agricoltura dell’Emilia Romagna: “se Rabboni fosse riuscito a dare il via alla coltivazione di organismi geneticamente modificati sarebbe stata la fine definitiva di gran parte del made in Italy romagnolo”.

Secondo “Il Velino”, “la Coldiretti ha dato vita recentemente alla NewCo sui consorzi agrari con l’intento anche di fornire maggiori servizi agli agricoltori. Servizi significa vendere mangimi. Se i mangimi sono però, anche solo in parte, organismi geneticamente modificati, qualche cosa non quadra”. “Non penso che i consorzi agrari i cui consigli di amministrazione sono formati da maggioranza Coldiretti vendano solo mangimi Ogm free - sottolinea il presidente della Libera di Cremona Antonio Piva - se così fosse, lo dimostrino”. Praticamente, secondo “Il Velino”, se la linea guida può essere quella dell’Ogm free, per quanto riguarda la pratica si parla un’altra lingua. “Tranne che per quei produttori per i quali la Gdo chiede specificatamente che i prodotti siano free - prosegue Piva - praticamente tutti gli animali italiani sono alimentati da cibi transgenici, come la soia, il mais di importazione o il cotone, elemento fondamentale per la nutrizione. La maggior parte del latte prodotto in Italia non è libero da Ogm”.

Anche il presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento Ue Paolo De Castro constata che l’Europa importa il 90% di soia dai Paesi che producono Ogm. E che la gran parte dei formaggi tipici “deriva da vacche che si alimentano con mangimi transgenici”. A confermare l’incidenza degli Ogm nella produzione lattiero casearia è anche l’Ismea: “la maggior parte del latte prodotto in Italia proviene di fatto da vacche alimentate con Ogm”.

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