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LO SCETTICISMO DEI CONSUMATORI, NON FA DECOLLARE L’E-COMMERCE DEI PRODOTTI AGROALIMENTARI, CHE VALE 196 MILIONI DI EURO: A DIRLO LA CIA - CONFEDERAZIONE ITALIANA AGRICOLTORI

La pratica dell’acquisto via internet dei generi alimentari in Italia é fortemente frenata dallo scetticismo dei consumatori. Il fatturato complessivo del segmento è calcolato per il 2009 in 196 milioni di euro. Emerge da una ricerca della Cia-Confederazione italiana agricoltori che ha analizzato i dati ufficiali Ice e Istat, incrociandoli con quelli dei maggiori portali web operanti in Italia nell’e-commerce agroalimentare.

Secondo la Cia, in Italia, infatti, “volano” gli acquisti sul web di “Turismo” ed “Elettronica da consumo”, con una movimentazione di oltre 2 miliardi di euro l’anno, e, oltre all’alimentare, va male anche l’editoria, che raccoglie solo 100 milioni di euro nel 2009. Dati che, per la Cia, esplicitano una diffidenza di fondo degli italiani che, quando vogliono comprare alimenti e libri, preferiscono “toccare con mano” il prodotto, mostrando scetticismo verso l’acquisto a distanza.

In questo senso, secondo la ricerca della Cia, risultano fortemente penalizzati i prodotti freschi come frutta e ortaggi che non vengono scelti guardando solo un’immagine da catalogo. Vino, birra, biscotti, tè e caffè coprono circa il 60% delle vendite di questo specifico segmento della commercializzazione. La birra, in particolare, ha incrementato i volumi di circa l’82% nell’ultimo biennio. Secondo le statistiche del gigante delle vendite in rete E-bay si transa nel sistema una bottiglia di vino ogni tre minuti e un prodotto enogastronomico ogni 60 secondi. Sembrerebbe molto, ma in realtà sono bazzecole rispetto a quello che si scambia ogni secondo tra Asia e Stai Uniti, tra prodotti diversi e servizi. Ma nelle vetrine italiane della rete globale è possibile trovare ogni ricercatezza e rarità: dai vini d’annata prezzati migliaia di euro ai prodotti di “mini nicchia”, come l’olio estratto dai pinoli, che costa ben 390 euro al litro.

“Comunque l’Italia sull’e-commerce è indietro - conclude la Cia - anche per ragioni infrastrutturali e impedimenti burocratici, come la mancanza di una legge sulla banda larga e l’attuale regime Iva, che generano meno clienti rispetto ad altri Paesi”.

Fonte: Ansa

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