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LA CRISI NON TOCCA IL BIO-FOOD (+6,9% NEL 2009): PER LA CIA LE FAMIGLIE PREMIANO IL BIOLOGICO E IL 18 APRILE SARANNO PROTAGONISTE DI “LE PIAZZE DEL BIO”. LA CURIOSITA’: PER AUMENTARE I CONSUMI INTERNI, ANCHE IL GIAPPONE PUNTA AL BIO MADE IN ITALY

Il settore dell’agricoltura biologica continua a vivere una stagione felice, e le famiglie italiane, nonostante la difficile congiuntura e il carrello della spesa sempre più vuoto, continuano ad acquistare “bio”: nel 2009 le vendite sono cresciute del 6,9%, proseguendo la linea positiva del 2008 (+5,2%). Lo segnala la Cia - Confederazione italiana agricoltori in occasione dell’iniziativa “Le piazze del Bio”, in programma il 18 aprile in tutta Italia, promossa dal Ministero delle Politiche Agricole, in collaborazione con le regioni e alla quale parteciperà con la sua associazione per l’agricoltura biologica, Anabio. Nell’iniziativa, di scena in contemporanea in venti città italiane (Aosta, Ancona, Bari, Belluno, Bologna, Bolzano, Campobasso, Chieti, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Palermo, Perugia, Potenza, Reggio Calabria, Roma, Sassari, Torino, Udine), sono coinvolte oltre 47.000 aziende che producono biologico, per un totale di circa 1 milione di ettari. “I consumatori - spiegano Cia e Anabio - avranno così l’opportunità di partecipare a degustazioni, animazioni e approfondimenti sul tema del “bio”.

La curiosità - La società giapponese Miyakoshi punta su biologico italiano per portare i consumi interni a 3% ed esportare in Cina e Asia
La società nipponica Miyakoshi Corp crede al potenziale e alla qualità dei prodotti alimentari biologici made in Italy, al punto da volerli utilizzare, oltre che per crescere sul fronte domestico, anche per conquistare “promettenti” quote di mercato in Cina e in Asia. Il bio-food infatti, spiega il numero uno della compagnia Kunimasa Miyakoshi, “ha in Giappone una percentuale di diffusione che non supera l’1%, contro il 10% dell’Europa e il 5% circa degli Usa. Da noi - aggiunge in occasione della presentazione della “Italian organic fair” all’ambasciata d’Italia a Tokyo - il primo problema è correggere la distribuzione per abbattere i prezzi di vendita che sono significativamente diversi”.
Miyakoshi crede infatti di poter pressoché livellare la differenza tra i listini dei normali prodotti agricoli e quelli biologici, agendo ad esempio sia sui canali d’importazione sia a monte, con la scelta dei singoli prodotti che tengano conto dei gusti del Sol Levante e asiatici. La scelta dell’Italia, invece, è stato un passo naturale, vista la varietà dei cibi e degli alimenti disponibile, ma non scontato a causa dell’esistenza di un’ipotetica pista francese. Secondo la società nipponica, l’import comincerà dalla prossima primavera, a completamento della selezione e della organizzazione delle operazioni di trasporto dei prodotti che saranno disponibili presso grandi magazzini e supermercati di qualità gastronomica, organizzati secondo i tre tipici momenti dei pasti italiani della colazione, del pranzo e della cena.
“L’intenzione - aggiunge Kunimasa Miyakoshi - è di importare direttamente dall’Italia (con la controllata J.C.Planning, ndr) in Giappone e poi provvedere a esportare questi prodotti in Cina e altri dell’Asia”. Quanto alla ragione della Cina, la replica é semplice: “ci sono più di 100 milioni di persone ben più ricche dei giapponesi e con lo stesso desiderio di cibo buono e biologico”. Miyakoshi detiene la leadership in Giappone del bio-food e ha l’obiettivo di portare i consumi interni di cibi organici al 3% nel più breve tempo possibile. Nel Sol Levante, “solo lo 0,19% delle aree coltivate è destinata al biologico, mentre - spiega Federico Balmas, responsabile dell’ufficio Ice di Tokyo - la composizione demografica, con la forte quota di anziani, rende la domanda di questa tipologia di prodotti più che favorevole”.

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