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CONVEGNO DI TREVISO - PER OTTENERE LA CERTIFICAZIONE “ALAL” LE AZIENDE DEVONO IMPARARE A PRODURRE SECONDO LE REGOLE DEL CORANO: ECCO IL PRIMO PASSO PER ARRIVARE SUI MERCATI DEI PAESI ISLAMICI

Se la carne deve provenire da un animale macellato in un ambiente diverso dai mattatoi tradizionali, ucciso con un unico colpo di strumento da taglio e lasciato dissanguare, cosciente, in modo spontaneo, la verdura va coltivata su un terreno privo di additivi di sintesi ed evitando accuratamente veleni e anticrittogamici. Inoltre, se conservata sott’olio o comunque in vetro, non si deve usare la chimica per una maggiore durata e neppure coloranti. Sono solo alcune delle prescrizioni alle quali devono rigorosamente attenersi le aziende dell’agroalimentare interessate a trattenere rapporti commerciali con i Paesi islamici, presentate oggi a Treviso, nel
convegno dedicato a questo tema da “Treviso Glocal”, società della Camera di Commercio che si occupa dell’internazionalizzazione del sistema economico trevigiano.

L’obiettivo è quello di ottenere la certificazione “Alal”, una specie di bollino di garanzia che assicuri la produzione secondo i dettami del Corano e consenta, perciò, ai fedeli islamici, di consumare gli alimentari “made in Treviso”, siano essi clienti residenti in Italia oppure in uno dei moltissimi Paesi esteri destinatari dell’export veneto. Parti del mondo, questi ultimi, che contengono bacini di clientela enormi e sui quali la concorrenza dei marchi internazionali del food è già aperta. Perciò, se, ad esempio, si vogliono vendere tortellini ripieni, occorre sapere che questi devono essere realizzati in una linea diversa da quelle destinate a consumatori non islamici al fine di evitare contaminazioni accidentali con carni non consentite. Per il via libera non c’è un certificatore unico, ma è sufficiente la garanzia di un Imam locale.

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