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GRANO DURO, CROLLANO LE QUOTAZIONI FINO AL -50% SUL 1990: ECCO LA DENUNCIA DELLA CIA - CONFEDERAZIONE ITALIANA AGRICOLTURA CHE CHIEDE AL MINISTRO DELLE POLITICHE AGRICOLE GALAN DI CONVOCARE “UN TAVOLO PER LA FILIERA”

I produttori italiani di grano duro made in Italy sono al collasso. I prezzi pagati agli agricoltori sono in caduta libera (13-15 euro al quintale), addirittura più bassi di 20 anni fa, quando le quotazioni erano di 50.000 lire, pari ad euro 25,82 al quintale. Un taglio drastico: quasi il 50%. Solo nell’ultimo quinquennio il calo è stato del 32%. E’ la denuncia della Cia-Confederazione Italiana Agricoltori, che chiede al Ministro delle Politiche Agricole Giancarlo Galan di aprire, prima che parta la nuova campagna, un tavolo di filiera.

Secondo la Cia, causa del crollo è l’invasione di grano duro proveniente soprattutto dai Paesi extracomunitari, come Stati Uniti, Canada, Messico, Australia e Turchia. La “situazione è esplosiva” in Italia e in Europa, sottolinea la Cia che chiede “immediati e straordinari interventi”. A poche settimane dalle prime operazioni di mietitura (in particolare nel Sud), lo scenario è deprimente in tutte le regioni (dal Mezzogiorno al Centro, dal Nord alle Isole). I prezzi all’origine, denuncia la Cia, sono sempre più stracciati. Le ultime quotazioni (IV settimana di aprile) registrano una diminuzione di oltre il 25% sullo stesso periodo del 2009. Produrre un ettaro di grano duro costa all’agricoltore circa 900 euro, i ricavi non arrivano a 600 euro quindi si lavora in perdita.

La Cia ribadisce l’esigenza di approvare in tempi rapidi il piano cerealicolo nazionale, cui è legata anche l’urgenza di riorganizzare il sistema nazionale di stoccaggio. Sono anche importanti e urgenti una riforma delle borse merci, sostegni ai produttori e ai contratti di filiera, la fiscalizzazione degli oneri sociali, controlli efficaci alle dogane per rispettare le normative comunitarie in merito ai parametri qualitativi e sanitari.

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