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RILANCIARE L’EXPORT AGROALIMENTARE CON REGOLE CONDIVISE: LO DICE CONFAGRICOLTURA. FOCUS - DE CASTRO: “PACCHETTO ANTICRISI PER CROLLO REDDITI”; GALAN: “È DA QUI CHE SI DEVE RIPARTIRE”

Se il reddito degli agricoltori italiani, secondo i dati diffusi dalla Commissione europea, nel 2009, è diminuito del 20,6%, decisamente di più di quello medio dei colleghi europei che è calato dell’11,6%, anche la bilancia commerciale agroalimentare dell’Ue è peggiorata. Dal 2000 al 2008, secondo i dati del Wto, il saldo negativo, già per 23 miliardi di dollari Usa, è praticamente raddoppiato. Le esportazioni sono cresciute - anche manifestando un certo dinamismo competitivo, di cui l’Italia è sicuramente coprotagonista - ma le importazioni sono aumentate più velocemente.
Sono i dati messi in evidenza da Confagricoltura in occasione dell’incontro con il Commissario Europeo al Commercio, Karel De Gucht, e il Viceministro allo Sviluppo Economico con delega al Commercio Estero, Adolfo Urso. “Non chiediamo un ritorno ai dazi - sottolinea Confagricoltura - perché riteniamo che l’apertura delle frontiere costituisca sia una sfida che una chance per il nostro agroalimentare; ma dobbiamo farlo con regole condivise”.

Nello stallo del Doha Round, Confagricoltura appoggia la strategia scelta dall’Ue per gli accordi bilaterali, a patto che favoriscano effettivamente il nostro export, rimuovendo gli ostacoli tariffari e non tariffari alle nostre merci, e che consentano di introdurre più facilmente quelle regole di tracciabilità, trasparenza e parità delle norme tecniche di produzione, magari da estendere poi a livello multilaterale.

Sul Doha Round, invece, atteso che l’Unione Europea ha già ampiamente garantito notevoli concessioni sul capitolo agricolo, Confagricoltura chiede che la strategia comunitaria prenda in considerazione due aspetti. Il primo che il Wto non sia la sede dove discutere solo di riduzione delle tariffe e dei sostegni all’agricoltura, ma anche di condivisione delle regole degli scambi, dagli standard di produzione alla tracciabilità. Il secondo che a Ginevra, tra le misure di politica interna a favore degli agricoltori, l’Europa proponga, tra gli interventi ammissibili, l’attivazione di strumenti per fronteggiare le crisi di mercato, frutto anche della maggiore integrazione degli scambi e della conseguente volatilità di domanda ed offerta, quindi delle quotazioni.


Focus - De Castro: “pacchetto anticrisi per crollo redditi”; Galan: “è da qui che si deve ripartire”

“Il calo del reddito reale agricolo dell’11,6% dell’Ue a 27 nel 2009, conferma l’importanza di predisporre rapidamente un pacchetto anticrisi”. Lo dice il Presidente della Commissione Agricoltura dell’Europarlamento Paolo De Castro, che, spiega, “in Italia la situazione è ancora più grave che altrove come dimostra il crollo del 20,6%. L’Europarlamento si sta muovendo nella giusta direzione, infatti, l’Aula di Strasburgo ha recentemente verificato le reali intenzioni dell’esecutivo Ue di anticipare, prima della definizione della Pac post 2013, alcuni strumenti di regolamentazione dei mercati contro la crisi. La replica positiva del Commissario Dacian Ciolos che ha annunciato di non voler attendere la riforma della Pac per avanzare proposte, ci lascia fiduciosi e siamo convinti che nel prossimo autunno saranno attuati - conclude De Castro - quegli interventi di lungo periodo necessari a sostenere l’agricoltura europea in forte difficoltà e ad evitare che in futuro si verifichino crisi drammatiche come quella attuale”.

“Che deve dire il Ministro delle Politiche Agricole quando legge che in Italia i redditi agricoli reali sono diminuiti del 36% tra il 2000 e il 2009? Che qualcuno smentisca, se può, Eurostat quando assicura essere calato del 16% il numero degli occupati in Italia. Purtroppo questo è lo stato dell’arte in agricoltura”. Così il Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali Giancarlo Galan, che aggiunge: “tra l’altro, stando sempre a Eurostat, i redditi in Italia tra il 2008 e il 2009 si sono contratti del 21%. E’ da una seria presa d’atto che le cose stanno così, cioè non bene, che dobbiamo ripartire se vogliamo essere effettivamente tra le migliori agricolture del mondo”.

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