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GDO A INDUSTRIA: “VOI QUELLI CHE PIU’ GUADAGNATE”. PER CONAD E COOP ITALIA “SOFFRIAMO CRISI, SERVE PREZZO EQUO”. E DA FEDERALIMENTARE “STIAMO LAVORANDO A NUOVE RELAZIONI CON LA GDO”. FOCUS: SOSTENIBILITA’, IL PUNTO DI INCONTRO TRA INDUSTRIA E GDO

La Grande distribuzione e gli agricoltori sono i soggetti che più hanno sofferto a causa della crisi che ha portato alla contrazione dei consumi alimentari, mentre l’industria del settore è quella che ricava più margini di guadagno: è quanto sottolineano i rappresentanti della Gdo dal convegno “Più valore alla filiera, il futuro dei rapporti tra industria e distribuzione”, di scena a Cibus 2010, il salone internazionale dell’alimentazione (Parma, fino al 13 maggio). Per il presidente di Federalimentare Gian Domenico Auricchio, “Grande distribuzione e industria alimentare sono le due facce di una stessa medaglia che devono collaborare sempre meglio a favore del consumatore e dell’intera filiera. Con la Gdo stiamo lavorando per poter stabilire nuove relazioni, sia nell’interesse del consumatore che della competitività delle imprese”.
“Questa crisi ha generato problemi seri - spiega Francesco Pugliese, direttore generale Conad - e agricoltura e distribuzione sono i soggetti che non ci guadagnano, ma almeno all’agricoltura vanno le sovvenzioni degi governi. Chi trasforma ha invece la fetta più grossa dei guadagni”. Secondo il direttore acquisti Coop Italia Roberto Fiamminghi, “sono i bilanci a dire queste cose. All’industria chiediamo di esserci vicini, prima di tutto proporre listini per il cosumatore che ne ha bisogno. L’industria deve venire da noi con il giusto prezzo, ovvero quello che riflette il costo complessivo della filiera”.
Per Pugliese, lo scenario dei rapporti tra Gdo e industria alimentare va anche verso una maggiore selezione: “siamo chiamati a scegliere e sceglierci - osserva - e devo dire che grazie alle centrali di distribuzione questa scelta già si è fatta più selezionata. E’ essenziale ridurre il numero di marche presenti al nostro interno. So che questo ci porterà più di un problema con i nostri fornitori“. Il direttore generale Conad difende anche la validità delle promozioni, tra i punti di contrasto con l’industria alimentare, perché, spiega, “grazie alle promozioni abbiamo retto alla crisi e alla carica dei discount. Naturalmente va fatta nella maniera corretta”.

Focus - Ricerca Tns: “la sostenibilità è il punto di incontro tra industria e gdo”
Per i responsabili commerciali dell’industria alimentare e degli acquisti in Gdo, la sostenibilità è il punto d’incontro e l’area per collaborare: è questo il risultato di un’indagine di Tns, azienda di ricerche di mercato e consulenza marketing, presentata a Cibus 2010 ed effettuata su un campione selezionato di manager italiani, dell’industria alimentare e della Gdo, per conoscere i margini di miglioramento dei rapporti industria-Grande distribuzione e rendere più “sostenibile” la filiera agroalimentare.
Primo riscontro emerso dall’indagine, l’evidenza che, quando si parla di sostenibilità nella relazione fra industria alimentare e Gdo, si parla di eco-sostenibilità, da un lato, riferendosi a tutto quello che è relativo agli aspetti di consumi sostenibili e quindi di impatti ambientali relativi a produzione, trasporti, smaltimenti imballi, e di sostenibilità economica della relazione, dall’altro. Per l’eco-sostenibilità, i manager intervistati hanno evidenziato che i protagonisti di questa relazione non sono soltanto industria e Gdo, ma anche istituzioni e consumatori. Le istituzioni, infatti, dovrebbero avere un ruolo “normativo” chiaro. Ad oggi, in assenza di regolamentazioni definite (presenti invece in molti Paesi dell’Unione Europea) diventa difficile raggiungere risultati concreti, anche se si individuano aziende e distributori impegnati in questi ambiti. D’altro canto, in Italia, anche la presenza di un consumatore sensibile, come entità di rappresentazione della “domanda di prodotti eco-sostenibili sembra ancora lontana”. Spesso infatti, è il consumatore stesso a prediligere prodotti “non attenti” a problematiche di sostenibilità, perpetuando con le scelte a scaffale, impostazioni aziendali meno costose unitariamente, ma maggiormente onerose, poi in termini di smaltimento, per il sistema. Diventa importante perciò un’opera di sensibilizzazione continua in quest’area.
Ma come si caratterizza oggi la relazione fra Industria alimentare e Gdo? Può individuarsi nella “sostenibilità” un’area di collaborazione su cui fondare sviluppi ed opportunità per entrambi i player? “Certamente sì - spiega - Stefano Carlin, director of business Tns Italia - anche se le parti sono ancora lontane da una visione prospettica uni direzionata”. Secondo i risultati dell’indagine, gli intervistati segnalano una maggiore attenzione all’argomento, una notevole sensibilizzazione delle parti, ma in realtà pochi sono poi gli aspetti concreti dei progetti. Per l’industria infatti, la Gdo non pare valorizzare gli sforzi effettuati e, in un momento di crisi come quello attuale, fa prevalere la ricerca di un prodotto a miglior prezzo/margine, a scapito di qualità e sostenibilità. Per la Grande distribuzione, l’industria ribalta comunque sul consumatore finale lo sforzo, quando c’è, di un’offerta di “qualità sostenibile” e non pare affrontare in maniera organica le problematiche di packaging, trasporti, smaltimenti. Fra i punti deboli della relazione, si evidenzia la mancanza di figure “tecniche” (packaging, logistica) nel rapporto, che è oggi squisitamente commerciale, o la possibilità di avere magazzini a gestione integrata fra industria e distribuzione, mentre all’estero, risposte concrete come queste sono già realtà effettive.
La valutazione del livello di soddisfazione, vede l’industria più aperta e soddisfatta, mentre la Gdo sembra essere maggiormente critica verso le aziende industriali, considerando la relazione “necessaria” ma “non soddisfacente”. Quali possono essere allora i fattori motivanti, quelli che definiscono la qualità della relazione e quali quelli potenzialmente in grado di accrescere la qualità percepita dai propri interlocutori? Fra i primi, per l’industria, sicuramente l’attenzione da parte della Gdo a politiche di prezzo che non brucino valore”, la presenza di assortimenti referenziati in tutti i punti vendita, la gestione della presenza continuativa a scaffale, per limitare gli out-of-stock. Inoltre, la valorizzazione dell’innovazione “sostenibile” con listing coerenti al valore delle proposte presentate, così come l’attenzione agli sforzi di marketing per la gestione di settore, anche “in ottica category”, o la valorizzazione di un piano di marketing articolato ed efficiente a supporto della brand equity. Parallelamente, la visione della distribuzione nei confronti delle aziende industriali, evidenzia fra le aree motivanti della relazione le attività che creano valore per il trade, e cioé la proposizione di un’offerta profittevole (anche per il trade) ed “eco-sostenibile”, riconoscendo come fattore rilevante nella relazione, il supporto di un piano di marketing e di attività promozionali di supporto al trade. “La creazione di valore, nei diversi livelli della filiera alimentare, siano essi la produzione, il trasporto o la distribuzione - conclude Carlin - entra pertanto in primo piano nella valutazione delle parti, insieme alla capacità del sistema di assorbire livelli di trasporto e smaltimento imballi sempre più efficienti”.

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