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ECCO LA “COMPAGNIA DEL CIBO SINCERO” E IL SUO “MANIFESTO DELLA CUCINA NAZIONALE ITALIANA”. CHE NASCE DA UN PARADOSSO: “LA CUCINA ITALIANA NON ESISTE, FRAMMENTATA COM’È IN VENTI CUCINE REGIONALI”. IL 30 MAGGIO A PALERMO DI SCENA LA PRESENTAZIONE

La cucina italiana non esiste, frammentata com’è in venti cucine regionali, e forse anche più se si pensa alle tante “microregioni” culinarie: una straordinaria Babele gastronomica, invidiata all’estero, che può variare nel raggio di poche decine di chilometri, ma che parte dall’uso di prodotti locali, nelle stagioni giuste. Ecco il punto di partenza de “Il manifesto della cucina nazionale italiana”, il volume firmato dalla “Compagnia del cibo sincero”, di scena il 30 maggio al Riso, Museo d’arte contemporanea della Sicilia a Palermo, con l’autore e presidente della Compagnia Martino Ragusa, e il giornalista Patrizio Roversi. Esempi? Le “ova murina”, antico dolce delle suore di clausura di Sciacca sono affogate in un corposo zabaione veneziano, il melone di Mantova affoga nel Biancomangiare pensato a Ragusa, l’”amor polenta” si raffredda nel gelato al gelsomino e il Babà napoletano è ricoperto dalla spuma di ricotta. E ancora le piadine bolognesi ripiene di panelle, gli arancini con la mortadella di Bologna, le mele renette del Sud Tirolo si intrufolano nella caponata. Insomma, un approccio razionale ai temi della gastronomia, delle tradizioni e identità locali. “Né fast né slow - si legge in una nota - ma un cibo buono e conveniente. E dunque, “sincero”. Una cucina che non rimpiange il passato ma guarda fiduciosa al futuro, che lavora per trasformare l’esistente, per riorganizzarlo senza distruggerlo”.

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