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10 REGIONI DI 8 PAESI EUROPEI SI SCAMBIANO IDEE E BUONE PRATICHE PER LA GESTIONE DELLE TERRE COLLETTIVE

Si chiama “Commos - La governance delle terre collettive e di uso civico” il progetto interregionale che comprende 10 regioni di 8 Paesi europei (Lazio e Sicilia per l’Italia, Maiorca e Catalogna per la Spagna, Alto Alentejo per il Portogallo, Nitra per la Slovacchia, Cluj Napoca per la Romania e Sundsvall per la Svezia), finalizzato alla gestione delle terre collettive: ad esso è dedicato il convegno - promosso dall’Arsial - che tenuto in questi giorni a Roma e che era volto a favorire lo scambio di conoscenza e di buone pratiche nell’amministrazione delle terre collettive al fine di impedirne l’abbandono.

Una problematica dai cui derivano le comuni necessità di gestione sostenibile del patrimonio silvo- pastorale e di contrasto dell’abbandono colturale. “La gestione delle terre collettive è una risorsa di estremo interesse per il settore agricolo. Queste sono elemento integrante il sistema territoriale locale, la cui conservazione e valorizzazione rappresenta un bene per tutta la collettività. Lo sanno bene le Università agrarie (oltre 30 nel Lazio) che gestiscono quasi 64.000 ettari di terre collettive, trasformandole spesso in vere e proprie aziende agricole. La vera sfida è quella di guidare al meglio lo sfruttamento delle risorse che caratterizzano queste terre, obiettivo per il quale incontri come questo sono fondamentali.

In merito al tema, la Regione Lazio sta valutando l’opportunità di una legge organica, che tenga conto delle mutate condizioni socio-economiche e che stanzi dei finanziamenti atti a valorizzare le terre collettive.

“Un’opportunità per presidiare il territorio, tutelare il paesaggio e la biodiversità, sviluppare le filiere produttive locali e incentivare forme di turismo rurale” spiega l’assessore alle politiche agricole e valorizzazione dei prodotti locali della Regione Lazio Francesco Battistoni.

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