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“HALAL ITALIA”: NASCE UN PROGETTO PER LA CREAZIONE DI UN MARCHIO PER I PRODOTTI MADE IN ITALY “ISLAMICAMENTE CORRETTI”, TRA I MINISTRI DEGLI ESTERI, SVILUPPO ECONOMICO, SALUTE E AGRICOLTURA. GALAN: “OPPORTUNITA’ DI SCAMBIO TRA CULTURE”

Un made in Italy “islamicamente corretto”, per esportare di più nei Paesi musulmani e rispettare, anche in Italia, le regole coraniche nei settori alimentare, cosmetico e farmaceutico. E’ il senso del marchio “Halal Italia” che nascerà grazie alla convenzione interministeriale, firmata oggi alla Farnesina, dai Ministeri degli Affari Esteri, dello Sviluppo Economico, della Salute e delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali. Per il Ministro Giancarlo Galan la nuova certificazione, che sarà rilasciata a livello nazionale dal Coreis, la Comunità religiosa islamica italiana, rappresenta un’importante “opportunità di scambio tra culture” e “un grande contributo anche ai rapporti economici tra Italia e Paesi del Mediterraneo e non solo”, considerando che il volume d’affari dei prodotti Halal vale 500 miliardi di euro nel mondo, di cui circa 60 miliardi solo in Europa e circa 5 miliardi in Italia con un trend di crescita annuale del 15% e un bacino di 30 milioni di potenziali consumatori.

“Il nostro patrimonio agroalimentare è, come noto, ai vertici mondiali - prosegue il Ministro Galan - tanto che il made in Italy può dirsi sinonimo di qualità e garanzia. Ma, a prescindere dagli aspetti economici, il motivo principale che mi convince della bontà di questa iniziativa è di carattere storico-culturale. La cultura dei popoli e delle Nazioni si trova anche nella loro tradizione culinaria. Quella italiana ha conosciuto straordinari intrecci col mondo islamico. Penso alla cucina siciliana, ma anche a quella del mio Veneto. Gli uomini da sempre si trovano intorno a un tavolo per discutere, dialogare, confrontarsi, riprendendo in qualche modo il concetto di convivium latino”. Per il Ministro Galan, infine, “con la certificazione Halal il nostro made in Italy ha un’ulteriore opportunità di scambio. La dieta mediterranea che ci accomuna ad altri Paesi è oggetto di una richiesta di riconoscimento come patrimonio immateriale dell’umanità presso l’Unesco. Richiesta che l’Italia continua a portare avanti da tempo”.

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