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UNA NUOVA PAC FONDATA SU UNA POLITICA ALIMENTARE FATTA DI QUALITÀ, DIVERSITÀ DEI PRODOTTI, RISPETTO DELL’AMBIENTE E VALORIZZAZIONE DEI TERRITORI: È LA LINEA-GUIDA EMERSA DALL’INCONTRO DI BRUXELLES. SODDISFATTO IL PRESIDENTE DI SLOW FOOD CARLO PETRINI

Una nuova Pac, che ascolta coltivatori, ambientalisti, consumatori, istituzioni, e che prende spunto dalle loro esigenze, dalle loro istanze e dalle loro osservazioni. Sono queste le indicazioni che vengono dall’incontro, in questi giorni a Bruxelles, sul futuro della politica agricola europea, e sono indicazioni forti, fondanti, se Dacian Ciolos, Commissario europeo all’agricoltura, ha salutato la chiusura della due giorni dedicata al settore primario Ue fissando un nuovo appuntamento in novembre, al quale presentarsi “forte delle vostre idee, con una comunicazione sull’avvenire della Pac. Dobbiamo rispondere a sette sfide, come emerso dai lavori del convegno: l’alimentazione, l’apertura sul mondo, l’ambiente, i territori, la diversità e la semplicità”. Parole che hanno restituito fiducia a Carlo Petrini, fondatore e presidente internazionale di Slow Food: “Ciolos è partito con il piede giusto, mi ha fatto una bella impressione, anche se la battaglia sarà lunga e difficile”. Ma è sul tema della diversità che il leader di Slow Food coglie la maggiore sintonia con il Commissario Ue. “La diversità - dice Petrini - è un patrimonio dell’Europa e del mondo, va quindi tutelato in quanto tale”, mentre secondo Ciolos “La forza dei nostri territori sta nella diversità dei nostri agricoltori. Là noi troveremo le risorse affinché il settore si modernizzi. Ed è con questo sentimento che presenterò delle opzioni per una Pac rinnovata, per un’Europa legata ai suoi agricoltori, e degli agricoltori all’altezza delle attese degli europei”. Intanto, dai lavori di Bruxelles emerge un dato fondamentale, e cioè che la Pac non può più fondarsi esclusivamente sulle esigenze di produzione agricola, ma deve relazionare queste esigenze ad una politica alimentare attenta alla salute dei prodotti, alla genuinità, alla diversità e alla qualità organolettica. E proprio sul tema della qualità, Petrini sottolinea che “se la diversità è un patrimonio, la qualità è una scelta”. E perché sia qualità vera, l’alimento deve essere “buono sotto l’aspetto organolettico, pulito in quanto per produrlo non bisogna distruggere ecosistemi e ambiente, giusto, perché ci deve essere una giustizia sociale per i lavoratori della terra”.

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