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CAGLIARI “OCCUPATA” DAI PASTORI DI COLDIRETTI, IN PROTESTA CONTRO LA CRISI CHE STRITOLA IL SETTORE. GLI “STATI GENERALI” RENDONO PUBBLICO UN DOCUMENTO, CON UNA SERIE DI MISURE CONCRETE A SOSTEGNO DELL’ALLEVAMENTO OVICAPRINO

Da questa mattina Cagliari è teatro della mobilitazione dei pastori, organizzatta da Coldiretti: mille manifestanti e cento trattori hanno attraversato la città, dove è stata presentata la piattaforma della mobilitazione per affrontare la crisi del settore ovicaprino, dal titolo “Una filiera ovicaprina tutta agricola e tutta italiana”.

Questa comprende iniziative sul piano politico-istituzionale e su quello di mercato, dove, si lamenta Coldiretti, il latte viene pagato dalle industrie 60 centesimi al litro, il 25% in meno sul 2008. Si tratta di livelli insostenibili per gli allevatori: un trend negativo, iniziato 5 anni fa, che ha costretto molte aziende a fare ricavi inferiori ai costi, e che oggi mette a rischio chiusura i 70.000 allevamenti italiani, dove sono allevate quasi 7 milioni di pecore, che rappresentano un patrimonio economico, sociale, ambientale e culturale del made in Italy. Oltre al latte, anche la carne di agnello subisce i contraccolpi della concorrenza sleale, con produzioni estere che vengono spacciate come nazionali per la mancanza dell’obbligo di indicare in etichetta l’origine, a differenza di quanto avviene per la carne bovina.

“L’allevamento ovicaprino - sostiene Coldiretti - è un’attività che, concentrata nelle zone svantaggiate, è ad alta intensità di manodopera. Il settore ha registrato un incremento dei costi, in particolare per il combustibile, l’elettricità e i mangimi, determinando una ulteriore pressione sul settore che già versa in una situazione critica sul piano della competitività”. Gli allevamenti ovicaprini, secondo l’organizzazione agricola, subiscono il forte potere contrattuale delle industrie, con la bassa capacita negoziale che rappresenta un evidente svantaggio competitivo nei confronti degli acquirenti (sostanzialmente dai macelli e dai caseifici). Sul piano strutturale occorre costruire una filiera che elimini le intermediazioni e consenta il rapporto diretto con il mercato e i consumatori mentre occorre intervenire sulla trasparenza della filiera e del mercato e sull’informazione del consumatore con l’obbligo di indicare in etichetta la reale origine della materia prima impiegata. Si tratta, dunque, di una battaglia per difendere la produzione e gli imprenditori, ma anche i consumatori e, da ultimo, un patrimonio economico, sociale, ambientale e culturale della Sardegna e del made in Italy.


Focus - Le proposte di Coldiretti per il rilancio del settore ovicaprino

Gli “Stati generali” Coldiretti, oggi a Cagliari, per protestare contro la crisi del settore della pastorizia, hanno stilato una lista di interventi a sostegno della produzione e del mercato ovicaprino italiano, con particolare attenzione per le regioni Lazio e Sardegna, quest’ultima principale produttrice.

Le richieste più urgenti dei dimostranti puntano sul ritiro dal mercato del pecorino romano - in sovrapproduzione - per smaltirne gli stocks, mediante un intervento coordinato tra Ministero alle Politiche Agricole e le Regioni Sardegna e Lazio (dove si produce il formaggio in questione) da 25 milioni di euro.

Contestualmente la Coldiretti propone un accordo pluriennale tra produttori e acquirenti, in modo da realizzare nuove relazioni industriali fondate su una più equa distribuzione del valore aggiunto e una reale copertura dei costi di produzione. Il secondo intervento mira alla ristrutturazione dei debiti bancari e previdenziali, così da garantire un normale funzionamento delle aziende, magari attraverso sgravi contributivi per le aree svantaggiate. L’organizzazione chiede che venga introdotto un nuovo piano ambientale di mantenimento della produzione ovina da finanziare attraverso una revisione dei Piani di Sviluppo Rurale (Psr).

Ma Coldiretti ha stilato anche un elenco di interventi a lungo termine, di tipo strutturale. Su tutti la tracciabilità e l’etichettatura dell’agnello italiano, in modo da garantire il consumatore e metterlo a conoscenza di tutte le informazioni necessarie, dall’origine all’abbattimento. Poi la rimodulazione dei Psr, per mettere in condizione i produttori di poter disporre di mattatoi mobili, che garantirebbero l’approvvigionamento dei mercati locali di carne ovina prodotta localmente; di dotarsi di moderne strutture si stoccaggio; di godere di agevolazioni nell’accesso al credito, per consentire ai produttori una gestione finanziaria adeguata ai tempi di immissione sul mercato.

Ma i pastori aderenti a Coldiretti chiedono anche la piena realizzazione della filiera corta, e la sua valorizzazione attraverso la fornitura di mense pubbliche. Per l’energia e i trasporti, che incidono sensibilmente sulla struttura dei costi dell’allevamento ovicaprino, è poi necessario - sostiene la Coldiretti - rivedere gli interventi sulle energie rinnovabili, per realizzare micro investimenti in grado di garantire “l’autosufficienza” energetica degli allevamenti. Il Governo e le Regioni interessate dovranno riaprire con l’Unione Europea la “questione continuità territoriale” che incide significativamente sui costi di trasporti, chiedendo un specifica misura di aiuto che possa azzerare le “disuguaglianze competitive” delle imprese sarde, che non solo operano già in zone svantaggiate, ma anche condizionate dalla distanza dal continente.

Altra misura proposta è la costituzione dell’“Osservatorio dei costi di produzione” per rendere consapevoli i consumatori, attraverso bollettini periodici pubblici, che spesso si produce sottocosto nonostante i prezzi al dettaglio non diminuiscano: per ottenere un’equa distribuzione dei margini in seno alla filiera è necessario informare i consumatori, ma anche gli operatori stessi della filiera, sulla formazione dei prezzi in tutte le fasi.

Coldiretti chiede, infine, di studiare adeguate strategie di marketing e di programmi di valorizzazione a supporto di produzioni casearie tipiche e di qualità (anche nel mercato estero), prevedendo un percorso di valorizzazione di tutti formaggi ovini al fine di sganciarne la determinazione del prezzo dal pecorino romano.

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