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QUANDO LA CUCINA FA BENE: IL 15 OTTOBRE, A SETTIMO TORINESE, NASCE “IL RISTORANTE”, PROGETTO DELLA “COOPERATIVA L’IPPOGRIFO” PER IL RECUPERO E L’INSERIMENTO NEL MONDO DEL LAVORO DI PERSONE CHE VIVONO NEL DISAGIO PSICHICO

Da un lato una proposta di cucina all’insegna della natura, della tradizione e della solidarietà, dall’altro uno chef, Mirko Vieta, ed un team di operatori sociali che guideranno l’attività della ristorazione come occasione di recupero di persone che hanno vissuto il disagio psichico: il 15 ottobre, a Settimo Torinese, nasce “Il Ristorante”, progetto sociale promosso dalla Cooperativa “L’Ippogrifo” in collaborazione con il Dipartimento di Salute Mentale dell’Asl To4, per il recupero e l’inserimento nel mondo del lavoro di persone che vivono nel disagio psichico (info: www.ilristorantedisettimo.it).
La mission della Cooperativa Sociale “L’Ippogrifo” è quella di costruire un modello ed una rete di servizi finalizzati a promuovere, sviluppare e sostenere, attraverso il lavoro educativo, l’autonomia e il reinserimento sociale della persona afflitta da un “disturbo psichiatrico” e osteggiare il suo precipitare in un percorso senza ritorno, verso l’oblio della mente e dei sensi o l’isolamento e l’esclusione sociale. E così a “Il Ristorante” le persone vengono inserite in un contesto lavorativo che funziona come un laboratorio di addestramento professionale: imparano sul campo e attraverso la propria esperienza quotidiana, coadiuvati dagli educatori, presenze discrete, punti di riferimento e occhi attenti e pronti a intervenire qualora manifestassero disagi o cedimenti. Il senso di tutto ciò è a carattere prevalentemente riabilitativo e di inclusione sociale.
“Possiamo pensare di creare uno spazio, di usarlo e di reinventarlo a misura di persone che vedono e vivono la vita in maniera diversa da tante altre - spiegano dalla Cooperativa - possiamo pensare di entrare in un ristorante e di non trovarci nulla di strano, nulla di diverso e poi scoprire che in realtà è come se ci trovassimo in un mondo altro, che è composto da educatori e da persone che hanno in comune un obiettivo ben preciso da raggiungere: il recupero del quotidiano”. In questo spazio, che è “Il Ristorante”, si vive la normalità e tutti si misurano con problemi veri, in un ambiente vero anche se protetto.
“Se dovessimo utilizzare tre aggettivi per descrivere il mondo che gravita non fuori ma dentro “Il Ristorante” - aggiungono da “L’Ippogrifo” - sicuramente dovremmo usare: attento, sociale, accogliente. Ogni persona è un caso unico e quindi non esistono regole generali. Qui ogni regola ha la sua eccezione poiché stiamo parlando di persone vere e non di casi clinici da manuale. Come si vive? Che cosa si deve fare?”. Le uniche regole riguardano l’impostazione del lavoro e dei suoi turni: servire a tavola, prendere le ordinazioni, preoccuparsi della caffetteria e aiutare Mirko Vieta, lo chef de “Il Ristorante”, in cucina. “Ognuno segue un suo percorso personale e non è affatto raro che alcuni di loro si allontanino, si perdano per qualche tempo e tentino di nuovo l’annullamento”.
Per la Cooperativa “L’Ippogrifo”, “ecco perché è fondamentale il concetto di accoglienza: nessuno viene cacciato e tutti vengo ri-accolti con il sorriso perché ne “Il Ristorante” ciascuno può e deve avere i suoi tempi, le proprie aspettative, la propria modalità di confrontarsi con il mondo e con il lavoro. Tutto è legato alla capacità personali e alla costanza che ciascuno di queste persone mette nel proprio lavoro. Il re-inserimento procede per gradi - spiegano - e sul campo e non ha tempistiche pre-definite, ma è legato al grado di curiosità e di voglia di mettersi in gioco del singolo. Per venire a lavorare a “Il Ristorante” non bisogna essere matti. Chi vi lavora fa parte di un progetto terapeutico seguito e promosso dal Dipartimento di Salute Mentale dell’Asl To4 di Settimo e percepisce un compenso chiamato Borsa Lavoro”.
E se l’ippogrifo ha condotto Astolfo a recuperare fino sulla luna il senno del povero Orlando pazzo d’amore, la Cooperativa “L’Ippogrifo” ha creato con “Il Ristorante” un vero e proprio ponte, attraversando il quale i ragazzi, nel loro viaggio personale, recuperano il senso di sé, il senso del quotidiano e la capacità di interagire con esso.

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