02-Planeta_manchette_175x100
Consorzio Collio 2024 (175x100)

GLI ITALIANI CONSUMANO MENO LATTE FRESCO, PREFERISCONO YOGURT E PROBIOTICI, FORMAGGI FRESCHI E MOLLI. IL MOTIVO? IL PREZZO ALLA STALLA, TRA I PIU’ ALTI D’EUROPA (36 CENTESIMI AL CHILO), NON CI RENDE COMPETITIVI: LO DICONO I VETERINARI DELLA SIVAR

Gli italiani consumano sempre meno latte fresco, addirittura la metà di inglesi, tedeschi, francesi e austriaci, preferendo yogurt e probiotici (che valgono il 40% del mercato), e formaggi freschi e molli, un’evoluzione delle abitudini alimentari dovuta al prezzo del latte italiano alla stalla, 36 centesimi al chilo, tra i più alti in Europa. Lo dice la Sivar-Società Italiana Veterinari Animali da reddito, secondo la quale il settore lattiero-caseario è tuttora il traino dell’agroalimentare nazionale, con una produzione che va dai 5,4 miliardi di euro in allevamento, ai 14,28 miliardi in fase di trasformazione, fino a un ricavo dai consumi di 21 miliardi di euro, per un movimento che ha visto una contrazione negli ultimi 5 anni del numero degli allevamenti, passati da 80.000 a 42.000, con un milione e 800.000 bovine da latte che nel 2009 hanno prodotto 10,5 milioni di tonnellate di latte.

I dati parlano di una spesa media annua per famiglia di 106 euro per il latte, di cui il 60% a lunga conservazione, e 243 euro per il formaggio, e di un mercato influenzato dal prezzo del latte che, per non perdere quote, secondo il presidente Sivar Medardo Cammi, necessita di “una nuova cultura al valore-filiera”. Claudio Federici, responsabile analisi di mercato Ismea, spiega che “la crescita del made in Italy dipenderà sempre più da quanto allevatori, veterinari, industria e distribuzione sapranno confrontarsi, investire e ragionare insieme”. Per Franca Braga (Altroconsumo), invece, un altro problema è rappresentato da un’etichetta troppo complessa e un’offerta eccessivamente variegata che disorienta i consumatori.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Altri articoli