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INVERTIRE LA TENDENZA DEGLI SPRECHI ALIMENTARI: ECCO IL PRIMO OBIETTIVO PER IL 2011 “ANNO EUROPEO CONTRO LO SPRECO ALIMENTARE”: COSI’ DE CASTRO, PRESIDENTE COMMISSIONE AGRICOLTURA UE. FOCUS: CIA, 1 FAMIGLIA SU 3 “TAGLIA” GLI ACQUISTI ALIMENTARI

“In Italia si stima che ogni giorno venga sprecata il 40% della frutta, della verdura e della carne. E anche i dati degli altri Paesi confermano questa tendenza”. Lo sottolinea il presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo Paolo De Castro all’avvio dei lavori, oggi a Bruxelles, della Conferenza per “Trasformare lo spreco alimentare in risorsa” organizzata da Last Minute Market, spin-off dell’Università di Bologna, e patrocinata dal Parlamento Europeo. L’obiettivo della conferenza è, spiega De Castro, “quello di sottoscrivere una dichiarazione congiunta sullo spreco alimentare, l’inizio di un impegno per un’azione comune volta a prevenire e ridurre a livello globale lo spreco di cibo e a lanciare quello che sarà, nel 2011, l’Anno Europeo Contro lo Spreco Alimentare”.

Per De Castro “quella odierna, è quindi una giornata importantissima, che vede riuniti deputati, rappresentanti della Commissione e di gruppi d’interesse per decidere un percorso comune di iniziative”. Del resto, il “Libro Nero” sullo spreco alimentare a cura dell’Università di Bologna parla chiaro. Anche “in Gran Bretagna - spiega De Castro - ogni anno 18 milioni di tonnellate di alimenti sono gettati via per un costo annuo di 10 miliardi di sterline; in Svezia in media ogni famiglia spreca il 25% del cibo acquistato. Nei 27 Paesi dell’Ue si sprecano 179 kg di cibo pro capite all’anno. Recuperare una parte di questi alimenti avrebbe dei grandi benefici a livello ambientale e sociale”.


Focus - Cia: una famiglia su tre “taglia” gli acquisti alimentari

La crisi fa sentire i suoi effetti anche sulla tavola: una famiglia su tre è costretta a “tagliare” gli acquisti alimentari, mentre tre su cinque hanno dovuto modificare il menù giornaliero e oltre il 30% è obbligato, a causa delle difficoltà economiche, a comprare prodotti di qualità inferiore. Analoga la percentuale di chi si rivolge ormai esclusivamente alle “promozioni” commerciali che sono sempre più frequenti soprattutto nella grande distribuzione. E per il 2010 si annuncia una spesa ancora al palo. Ecco i dati dell’indagine promossa dalla Confederazione Italiana Agricoltori - Cia, per la Giornata Mondiale sul Risparmio, di scena oggi, 28 ottobre, elaborata sulla base delle rilevazioni territoriali delle sue strutture e degli ultimi dati Istat e Ismea.

Secondo la Cia, sul fronte dei “tagli”, che dal 2008 si sono fatti sempre più accentuati, si riscontra, in particolare, che il 41,4% delle famiglie italiane ha ridotto gli acquisti di frutta e di verdura, il 37% quelli di pane e il 38,5% quelli di carne bovina. Se, invece, si analizza la ripartizione geografica, si rileva, sottolinea la Cia, che nelle regioni del Nord il 32% delle famiglie ha limitato gli acquisti (il 39% ha ridotto le “voci” pane e pesce); in quelle del Centro, la percentuale di chi ha tagliato i consumi sale al 37% (il 38% ha ridotto il pane, il 46% il pesce, il 42% la carne bovina). Mentre nelle regioni meridionali si arriva al 51% (il 38% ha ridotto il pane e il 56% la carne bovina). Per la scelta di prodotti di qualità inferiore, l’orientamento delle famiglie, a livello nazionale, ha riguardato il pane per il 40,2%, la carne bovina per il 46,2%, la frutta per il 44,5%, gli ortaggi per il 39,7%, i salumi per il 32,5%. Per riempire il carrello alimentare ogni famiglia italiana spende in media al mese 461 euro. Una spesa - che rappresenta il 18,9% di quella totale e raggiunge complessivamente i 146 miliardi di euro l’anno - assai diversificata per aree geografiche: al Nord, afferma la Cia, è pari a 455 euro, al Centro a 472 euro, al Sud a 463 euro.

La percentuale del 18,9% della spesa alimentare su quella complessiva è così ripartita: 3,3% pane e cereali, 4,3% carne, 1,6% pesce, 2,6% latte, formaggi e uova, 0,7% oli e grassi, 3,4% frutta, ortaggi e patate, 1,3% zucchero, caffè, tè e altri, 1,7% bevande.

La Cia fa notare inoltre che è aumentata la percentuale di famiglie che ha acquistato prodotti agroalimentari presso gli hard-discount (dal 9,8 del 2009 al 10,6%), dove la spesa è a prezzi più contenuti. Comunque, gli iper e i supermercati restano i punti vendita dove si ha la maggiore concentrazione degli acquisti da parte degli italiani con il 68,4% (specialmente nel Centro-Nord con il 73%). A seguire il negozio tradizionale (64,9%), in particolare nel Sud (77,1%). Dai dati emersi dalla ricerca e in base alle tendenze oggi in atto, le previsioni per la spesa alimentare nel 2010 evidenziano, secondo le prime stime della Cia, consumi ancora al palo. Si hanno, sotto il profilo della quantità, flessioni del 2,3% per la carne bovina, dell’1% per i prodotti ittici, dello 0,4% per gli ortaggi, dello 0,5% per i vini e gli spumanti, dell’1,8% per il pane, del 2,1% per la pasta. Dovrebbero, invece, risultare in crescita le carni suine e i salumi (più 0,7%), le carni avicole (più 0,5%), la frutta (più 0,8%), l’olio d’oliva (più 1,8%) il latte e i suoi derivati (più 0,8%).

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