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“SIATE PARCHI NEI CONSUMI, ANCHE NELLE FESTE”. CONTRO IL NATALE DEGLI SPRECHI SCENDONO IN CAMPO I DIETISTI DELL’ASSOCIAZIONE NAZIONALE DIETISTI (ANDID), CON UNA MOZIONE PARLAMENTARE PER INSEGNARE AI GIOVANI “L’ETICA DELLA MODERAZIONE”

7 milioni di italiani vivono sotto la soglia della povertà, ma ogni anno si buttano 4.000 tonnellate di cibi ancora buoni. Nonostante la crisi, il Belpaese si prepara a imbandire la tavola delle feste e il rischio è di farsi prendere un po’ troppo la mano. Contro il Natale degli sprechi scendono in campo i dietisti dell’Andid, che nell’incontro “Pregustando l’Expo”, organizzato all’Università Statale di Milano, lanciano un appello ai cittadini della Penisola: “siate parchi nei consumi, anche durante le feste”. E, per insegnare “l’etica della moderazione”, soprattutto ai giovani, l’Associazione Nazionale Dietisti sta cercando di coinvolgere il mondo della politica per presentare una mozione parlamentare bipartisan anti-sprechi. Lo spreco, spiegano, non è riferito solo a quanto si butta inutilmente nella spazzatura. Significa anche esagerazione nel consumo personale di cibo: è “un attentato all’ambiente, alla propria salute, ai propri risparmi, alla propria vita (www.andid.it).

“Se si vuole esorcizzare la paura del futuro, si scelgano altre vie”, è l’invito degli esperti. “Questa tendenza allo spreco - avverte la presidente dell’Andid, Giovanna Cecchetto - non sente ragioni economiche o scientifiche. E’ in crescita perché il nostro stile di vita sta inesorabilmente cambiando: si ha sempre meno tempo da dedicare alla preparazione dei pasti, non si recuperano gli avanzi, si ha una sensazione di ricchezza più per ciò che ci viene proposto che per ciò che ci possiamo permettere”. “Un problema particolarmente grave”, dice Ambra Morelli, presidente di Andid Lombardia, “in un momento in cui i prezzi delle materie prime aumentano, le riserve alimentari mondiali si assottigliano e sono sempre più forti le preoccupazioni sulla sicurezza alimentare e sull’effetto sui livelli globali di povertà espressi dalle Nazioni Unite”.

“Con quello che si getta nei Paesi ricchi - conclude Morelli - non solo si azzererebbe il problema della malnutrizione nei Paesi poveri (in 28 nazioni, soprattutto africane, la quota di popolazione che soffre la fame supera il 40%), ma addirittura si rischierebbe di portare anche quei Paesi alle soglie della sovra-alimentazione e obesità”.

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